Non so in quanti se ne siano accorti, ma alla vecchia Prefettura, sul monumento simbolo della distruzione del terremoto del 6 aprile 2009, si sta consumando un tremendo sfregio urbanistico.
Un mostruoso muro in cemento armato, un parallelepipedo che svetta minaccioso, a destra nella foto, su quel che resta del vecchio slargo di Santa Maria di Bagno, rubandone perfino uno spicchio.
Si può fare? Si può fare agganciandolo pesantemente ad uno degli edifici più vulnerabili della città sbriciolato come fosse sabbia in quella terribile notte?
I residenti allarmati si sono informati ma non ne vengono a capo, è partito però un esposto che interesserà tutti gli enti pubblici coinvolti che avrebbero dovuto sovrintendere e proibire uno sfregio simile in quella che dovrebbe essere una zona fortemente riqualificata col Teatro Sant’Agostino e l’ormai diruta chiesa di San Marco, che conserva sulla facciata laterale proprio il portale della settecentesca chiesa di Santa Maria di Bagno.
La Sovrintendenza non ne sa nulla, ha solo il progetto preliminare.
La Provincia, ente proprietario, non ne sa nulla, s’è affidata, col Provveditorato, ad un team di architetti che vorremmo tutti avere l’onore di guardare in faccia.
Il Provveditorato ai Lavori Pubblici, non sa di che parliamo e quindi succede che quello che avrebbe dovuto essere uno spazio pubblico riqualificato e restituito alla città, resta rosicchiato da un mostruoso muro grigio in cemento, di certo fuori legge, superando i dieci metri, dicono 14 metri, al cui fianco, peraltro, spunta, proprio sulla struttura governativa, un piano in più.
Cioè sull’ex convento agostiniano, una perla da recuperare con 20milioni di euro pubblici, e su una piazzetta che piazzetta non è mai stata, invece di metterci le mani seriamente per riqualificare anche il passaggio pedonale verso il Sant’Agostino, aggiungiamo cemento e creiamo mostri, ed è da lì che inizia via Campo di Fossa.
Il Comune dell’Aquila non ne sa nulla ma è comunque il padrone di casa e non sappiamo nemmeno se abbia la più pallida idea di ciò che accade nel cuore del centro storico, dove a parte qualche cittadino che vaga in cerca di bellezza recuperata, non abbiamo mai visto un consigliere comunale, non un assessore, non un esponente pubblico, nessuno ed è vergognoso.
Stiamo rimettendo in piedi una città più brutta di prima e chi si affretta a dire il contrario vive virtualmente una vita che poco ha a che fare con la nostra realtà viva.
Tolto il bell’esempio dell’Emiciclo cosa abbiamo?
Non vorremmo infine la ciliegina su questa torta urbana avvelenata. E proprio su questo slargo. Perché nell’ex rimessa per bus c’è uno spazio ceduto al pubblico per adibirlo a verde, in cambio di un piano in più nel palazzotto di fronte, che è poi stato riacquisito da un privato che vorrebbe farne un albergo, abbattendo definitivamente la vista sul colle di Roio.
L’Aquila bella me un paio di ciufoli.