L’Istituto Superiore di Sanità e l’Accademia dei Lincei collaboreranno per lo sviluppo di modelli che analizzino l’andamento dell’epidemia e l’impatto sul sistema sanitario nazionale.
Tutto ciò, cioè l’impegno tra il più importante Istituto di ricerca in materia di sanità pubblica in Italia e la prestigiosa Accademia dei Lincei, una delle istituzioni scientifiche più antiche in Europa, non è accaduto quando l’Oms dichiarò otto mesi fa la terribile pandemia che avrebbe devastato un pianeta, no, accade a novembre, appena qualche giorno fa.
In base all’accordo, l’Istituto metterà a disposizione degli esperti dell’Accademia i dati raccolti e i ricercatori dei due enti collaboreranno per le analisi di vari aspetti epidemiologici.
E se ne ricordano ora?
Credo fermamente nell’importanza di rendere disponibili i dati alla comunità scientifica, è la dichiarazione del presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, mi fa particolarmente piacere se questo avviene con un’istituzione autorevole qual è l’Accademia dei Lincei.
Siamo in una situazione in cui non sappiamo ancora con certezza quali siano i canali più rilevanti per la diffusione del virus, gli ha fatto eco il presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Giorgio Parisi, serve un grande sforzo coordinato della comunità scientifica per arrivare a una maggior comprensione dei meccanismi di contagio e quest’accordo è un tassello importante in questa direzione.
L’accordo avrà la durata di un anno, recita il comunicato stampa ufficiale, e prevede che i due enti collaborino nelle stime del tempo di generazione dell’epidemia e del numero di riproduzione (Rt), con un monitoraggio dell’andamento di queste variabili nel tempo. È previsto inoltre che vengano prodotti modelli di trasmissione per stimare l’impatto del Covid-19 sul sistema sanitario.
E quanti altri morti dovremmo contare prima?
Il 22 ottobre scorso, proprio Parisi, fisico e scienziato, dichiarava in un’intervista, se i dati continueranno a crescere a questo ritmo, a metà novembre potremo tornare a contare 500 morti al giorno, spiegando la crescita esponenziale del dato, in quel momento, con 15mila 199 nuovi casi e 127 morti. Ha avuto ragione, anzi, ha superato le sue stesse previsioni perché il bollettino di oggi conta 36mila 176 contagi e 653 morti.
Avremmo potuto evitare queste morti, visto che un così tragico dato era stato ampiamente previsto un mese fa?
Avremmo potuto adottare misure restrittive o non so cos’altro, allora, visto che sapevamo bene quello che sarebbe accaduto?
La verità è che comanda sempre la politica degli accordi, delle intese, delle gestioni condivise per un anno e del vedremo nel caso che fare, perché poi dei ritardi colpevoli per salvare la vita delle persone e dei ritardi ancora più colpevoli per evitare la moltiplicazione dei contagi, non gliene può fregà di meno, mi pare.