Un’area molto trafficata, tra le più vive dopo il sisma, è la zona di Villa Gioia. Anche qui, scuole distrutte da dieci anni in fila a scendere come fantasmi. L’edificio delle ex Magistrali, poi diventate tecnico commerciale, dovrebbe essere presto abbattuto. Poi la Mazzini, di cui una parte, la palestra, è stata recuperata su iniziativa dell’allora presidente del Consiglio, Carlo Benedetti, ed è diventata sede del Consiglio comunale in attesa che Palazzo Margherita torni alla città, mentre il resto della struttura scolastica giace abbandonato da quasi un decennio e a scendere, l’ex Istituto d’Arte Fulvio Muzi, le cui rovine sono alla mercé di chiunque. E’ ancora tutto intatto lì dentro, fermo a quella terribile notte del 2009, dalle opere realizzate dai ragazzi ai faldoni, libri, pezzi di storia che non c’è più. Puzza di abbandono da quelle parti e non è stato recuperato nulla. Neanche l’idea di riqualificare un patrimonio edilizio diffuso, e di proprietà comunale, dentro il quale portare uffici, reinsediare sistemi burocratici o comunque una qualsiasi pianificazione utile ad evitare di costruire ancora, valorizzando l’esistente, dando concretamente corpo allo stop al consumo di suolo di cui è ormai zeppa ogni campagna elettorale. Da destra a sinistra, passando per il centro. In dieci anni neanche un progetto, un’idea di futuro, un confronto partecipato, una qualsiasi cosa che non fosse indifferenza ed abbandono. Lì transitano avvocati e giudici, consiglieri ed assessori, sindaci ed ancora cittadini, dipendenti del Segretariato regionale dell’Abruzzo del Ministero dei Beni Culturali ed un bel pezzo di dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. E’ quasi un decennio che passiamo tutti da quelle parti, senza vedere più la distruzione ed il vergognoso abbandono di strutture esistenti, sicuramente da recuperare o forse no, da abbattere e non ricostruire chi lo sa, un dibattito non è mai stato aperto, gli attuali responsabili del patrimonio pubblico, in particolar modo il vice sindaco Guido Quintino Liris, non ne hanno mai fatto cenno. Erano scuole, cosa ne sarà di tanto costruito non si sa se non per qualche idea spot, e chi sa, peraltro, se si realizzerà mai.
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