È sempre più acceso e attuale il dibattito sulle aperture degli esercizi commerciali nelle domeniche e nei festivi. Vale a dire se mantenere questa possibilità anche nelle festività, come i giorni di Natale o Pasqua, oppure garantire il riposo ai dipendenti, così il sindaco Pierluigi Biondi, riflette in una nota, sul dibattito in corso sulla grande distribuzione ed il centro storico.
Secondo gli ultimi dati Eurostat, infatti, in Italia, la domenica, lavora mediamente il 15,2% degli occupati nei vari settori, vale a dire quasi 3,5 milioni di persone. Un dato ragguardevole, se si pensa che gli occupati nel commercio sono complessivamente 3 milioni. Il contratto di categoria prevede, attualmente, che le aziende possano chiedere di lavorare fino a 25 domeniche l’anno ai dipendenti per i quali il riposo settimanale è fissato di domenica.
Tutto nasce dal decreto “Cresci Italia”, varato nel 2012 dal governo Monti, con il quale venivano liberalizzati del tutto, unico caso in Europa, gli orari di apertura dei negozi. L’esecutivo spiegò che il provvedimento era necessario per stimolare la crescita economica. Il tema è diventato complesso e controverso. Personalmente ritengo che non possiamo diventare una società di meri “consumatori”, perché nel tritacarne del consumo finirebbero affetti, quotidianità e, in definitiva, le nostre stesse esistenze. Va tutelata la necessità di garantire al dipendente diritti, riposo, godimento degli affetti familiari. Esigenze che valgono sempre e, tanto più, in giorni particolari per la nostra cultura, quali le festività tradizionali, come la Pasqua e il Natale.
Salvaguardare questi valori significa riconoscere una dimensione umana, e non solo economica, al mondo del lavoro. Le tanto agognate liberalizzazioni, inoltre, non hanno portato né maggiore fatturato né un incremento occupazionale, penalizzando, di contro, i piccoli commercianti in favore della grande distribuzione. L’apertura sempre garantita dei centri commerciali ha modificato anche le abitudini degli italiani, che ne approfittano per trascorrervi qualche ora, anche con i bambini, la domenica o persino nei giorni di festa. I dipendenti di queste attività, lavoratori a loro volta con diritti e famiglie, si trovano dunque nella condizione di lavorare in esercizi la cui plusvalenza economica è legata alla capacità di essere attrattivi proprio quando la generalità degli italiani riposa o è in vacanza.
Una modifica dei costumi che, nella nostra città, ha ingenerato un ulteriore fattore negativo, prosegue. Gli aquilani, dopo il sisma, si sono abituati a questi luoghi di shopping e di ritrovo e hanno difficoltà a tornare a vivere il centro storico. Regolamentare diversamente le aperture della grande distribuzione significa dunque, nella nostra comunità, incentivare il commercio nel cuore della città e riscoprire il piacere del passeggio, in una dimensione più slow.
Ritengo si debba intervenire per limitare il numero delle aperture obbligatorie nei giorni festivi, magari prevedendo una rotazione tra gli esercizi e, comunque, delle deroghe in favore dei lavoratori con bambini piccoli o con familiari non autosufficienti. Rivedere la liberalizzazione indiscriminata delle aperture festive significa dare un bel segnale di civiltà e di rispetto del lavoro, conclude il primo cittadino.