No al terremoto fiscale. Reduci dal terremoto, vittime dello Stato.
Così L’Aquila si è ritrovata comunità ed in 5mila hanno marciato compatti per dire a Roma che non ci staremo. Così Giovanni Lolli, promotore della protesta con il sindaco Pierluigi Biondi, compatti con le associazioni di categoria ed i sindaci del cratere per difendere una terra allo stremo. Con i parlamentari, mancava D’Alfonso, il presidente del Consiglio comunale Tinari e regionale Di Pangrazio, il consigliere Pietrucci, la Giunta comunale, il presidente Ance Barattelli e tutte le rappresentanze produttive, c’era la Cgil provinciale e regionale per difendere un sistema che prova a riprendersi dopo il sisma. Correttissima la presenza di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, unica big nazionale ad abbracciare L’Aquila, che ha lasciato spazio alla Villa comunale alle istituzioni locali. E’ una manifestazione per la legalità, ha chiarito il vice presidente della Regione, non chiediamo condoni, paghiamo le tasse più alte perché oltre quelle ordinarie abbiamo cominciato a restituirle dal 2012, vogliamo continuare a farlo in dieci anni e con l’abbattimento del 60% come previsto dalla legge, chiediamo all’attuale Governo diritti ed un decreto che alzi la soglia del de minimis a 500mila euro. Si può fare. Non siamo degli ingrati, se nessuno ci ascolterà torneremo a Roma dove qualche anno fa prendemmo anche le botte. 75milioni di euro da restituire subito, se fosse applicata la procedura d’infrazione attivata dall’Unione Europea, 320 aziende e persone fisiche colpite solo per un errore di notifica, dei sostegni, da parte dei Governi italiani degli ultimi anni. Molte aziende non sono in grado di pagare ha proseguito Lolli quelle più solide avranno un buco nero e dovranno portare i libri in tribunale, tra queste anche le cinque spa comunali e le due regionali, una catena che farà perdere centinaia di posti di lavoro.
Una partecipazione ben oltre le aspettative per il sindaco Biondi siamo un popolo che sa lottare e non ci siamo stancati nonostante le botte, le manganellate e le denunce. Siamo qui tutti insieme o quasi tutti, riferendosi all’assenza del senatore D’Alfonso, per reclamare il diritto alle agevolazioni che forse hanno salvato un territorio dell’estinzione e dallo spopolamento.
Il segnale è arrivato fortissimo, Roma non potrà non tenerne conto e probabilmente anche il Tar, che si pronuncerà sulla sospensiva nei prossimi giorni.