Il mio studio non è fine a se stesso racconta ancora l’archeoantropologa Anna Rizzo a Chiara Carovani, parlando dell’esperienza che dal 2009 ripete ogni anno a Frattura Vecchia, nell’alta Valle del Sagittario, sul Lago di Scanno e sopra il monte Genzana dove s’erge il borgo di venti anime. Guardo il passato per ideare strategie future. Possibili, tecnologiche e pulite. Cosa faccio esattamente? Quello che fanno le donne e gli uomini di Frattura, non c’è modo migliore per scoprire la loro vita e la loro economia di sussistenza. E così parla di Rosetta, 95 anni, con cui fa colazione tra crostate e caffè. Dopo, a seconda delle necessità, vado al pascolo, negli orti, al cimitero oppure sciacquo panni ed erbe al lavatoio. Il meteo detta i nostri ritmi, le tecniche sono le stesse da secoli. Quando è brutto tempo si battono i fagioli bianchi distesi in cucina, racconta delle anziane vedove bianche che parlano dei loro mariti migrati in Venezuela mentre loro lavoravano i campi, spaccavano la legna, crescevano i figli e portavano le mucche al pascolo e d’inverno a Sulmona, a servizio negli alberghi o nelle famiglie. I mariti non sempre sono tornati, non hanno più risposto alle lettere delle loro mogli e con il sisma dell’Aquila, nel 2009, la verità. Quando hanno capito, alcune di loro, i silenzi di tanti anni, ho scoperto, racconta Assunta, di avere laggiù otto fratelli dal secondo matrimonio di mio padre. Anna Rizzo studia il passato attraverso il presente per favorire il ripopolamento di queste zone. Perché chi sta in città pretende la fibra ottica ma ci aspettiamo da chi abita nelle aree interne che ami soltanto contemplare la pianta che cresce? La verità è che non hanno alternative, conclude, le condizioni di vita devono essere eque. Un servizio di posta, un corriere per la valle ed una guardia medica, sarebbero già sufficienti a garantire gli stessi servizi di un qualsiasi altro cittadino. Quindi un turismo sostenibile e la vendita dei prodotti. La vita contadina da queste parti continua ad essere dura spiega infine Anna e non so fino a che punto riusciamo a comprenderlo davvero, quando parliamo e teorizziamo di aree interne.