Il Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo ha concesso il proprio assenso per lo sversamento in mare di ben 342.694 mc di sedimenti di dragaggio provenienti dal porto di Ortona nel sito Torre del Cerrano con l’omonima Area Marina Protetta. Le distanze sono veramente minime, scrivono WWF e Legambiente, appena 6 km dal confine dell’AMP e 2,5 km dalla zona contigua di protezione esterna con potenziali effetti negativi enormi, per cui si stanno valutando azioni giudiziarie, anche perché non ci sarebbero stati sufficienti approfondimenti né l’obbligatoria procedura di VINCA, che non può in alcun modo essere esclusa.
È vero che nel 2011 nello stesso sito vennero depositati materiali dragati dal porto di Pescara, ma si tratta di un precedente di scarso significato perché le quantità interessate erano enormemente inferiori: 72.621 mc a fronte degli attuali 342.694 mc, ma soprattutto all’epoca non era stata ancora istituito il SIC e non esistevano quindi le misure di tutela oggi in vigore, a cominciare proprio dalla VINCA.
Il fatto che siano state imposte prescrizioni conferma che si dovrebbe operare in un sito delicato, ma nel contempo non si può non osservare che si tratta di prescrizioni insufficienti: monitoraggio acustico e dell’aria, controllo del moto ondoso e dei venti, sversamenti solo nel periodo di fermo-pesca, riduzione per quanto possibile dell’intorpidimento delle acque, modalità di rilascio dei fanghi ecc. appaiono più come consigli di buon senso, a cui chiunque operi in mare dovrebbe sottostare, piuttosto che come reali garanzie di tutela ambientale. Tra l’altro chi potrà mai controllare che tali prescrizioni vengano rispettate davvero e chi stabilirà quale sia la “rilevante entità” dei venti e dei moti ondosi in base alla quale gli sversamenti dovrebbero essere evitati? Concludono gli ambientalisti.