A seguito della riunione a Mosca sull’avanzamento dell’esperimento Sox, l’Infn ha comunicato che l’avvio, previsto nei laboratori nel 2018, è posticipato a causa di un ritardo nella consegna del rivelatore, alimentato da combustibile radioattivo, per il quale i produttori non riescono a garantire gli standard scientifici richiesti. Una riunione tra il Commissariato francese per l’energia atomica proprietario della sorgente, Infn e l’associazione russa che produce il materiale nucleare. Sox andrebbe parallelamente con Borexino, in attività dal 2007, nei Laboratori del Gran Sasso.
I problemi veri per noi restano qui in Abruzzo, per Augusto De Sanctis portavoce del Forum H2o, il Testo unico dell’ambiente, vieta lo stoccaggio di sostanze pericolose e a maggior ragione radioattive, vicino le captazioni d’acqua. La presenza di tali sostanze chimiche nei laboratori di fisica nucleare, rappresenta un forte rischio di incidenti che potrebbero compromettere l’acquifero più importante del centro Italia.
Per Giovanni Lolli, vicepresidente della Giunta regionale, avranno più tempo per le verifiche. Vogliamo l’esperimento Sox, ci mancherebbe, ma occorre prima una procedura aggiuntiva che dia garanzie assolute. Per noi la priorità è la sicurezza totale dell’acquifero del Gran Sasso, i laboratori sono un patrimonio dell’ intero Paese, come riteniamo l’autostrada un’infrastruttura fondamentale che interferisce colpevolmente con le falde da anni. Ci stiamo lavorando, stiamo trovando soldi, ne servono davvero tanti e la progettazione è in stato avanzato. Il vicepresidente della Giunta regionale dell’Abruzzo aveva già evidenziato che l’esperimento Sox non era stato comunicato al tavolo previsto dal preciso protocollo, che impone l’obbligo di informare immediatamente su ciò che accade nei sotterranei, in realtà l’Infn non s’è mai confrontato con i territori, solo da qualche mese, gli è stato chiesto il conto di quanto viene sperimentato nelle viscere del Gran Sasso.