E’ in dirittura d’arrivo la pratica per recuperare l’Hotel Sole nell’omonima piazzetta all’Aquila. Dopo decenni d’abbandono riaprì nel 2005 con tre suite, 51 camere e family rooms, un quattro stelle di color avorio, ocra e crema con parquet e marmi, due sale conferenze da 20, vicino la hall, e da 40 persone, nella terrazza all’ultimo piano, a guardare i tetti del centro storico dell’Aquila e la magnifica cupola di San Bernardino. Scrivevo tre anni fa. Oggi la terrazza vorrebbero chiuderla, alleggerire cordoli, cornicione e tetto, con interventi di miglioramento che aumenteranno il livello di sicurezza sismica dal 16% al 67%. Cioè nel 2005 stavamo al 16%, frequentavamo la struttura e dormivamo sonni più che tranquilli, oggi non arriviamo al 70%, la struttura non è adeguata ma è solo migliorata come il resto della città, però va bene così. Deve, andar bene così. Non aumenteranno i volumi: ma può bastare? L’albergo è della Ubi Leasing spa e non sappiamo ancora cosa ne sarà della storica struttura di origini medievali, rimaneggiata nel ‘700, e poi acquisita a fine ottocento dai Cardilli, orafi aquilani. Un primo restauro nel 1902 lo trasformò da palazzo civico in albergo, con 46 posti letto circa. Poi l’occupazione nazista nel corso dell’ultima grande guerra, quando il secondo piano diventò Tribunale militare, dove fu torturato ed interrogato Rauco, uno dei sei partigiani aquilani che nel ’43 tentarono di sottrarre documenti militari con un’azione a piazzetta del Sole. Scoperti, riuscirono a fuggire tranne Rauco che fu condannato a morte, ma l’appassionata difesa dell’avvocato Marinucci, ottenne 30 anni di carcere in cambio della vita salva del ragazzo. La storia la raccontò qualche anno fa uno di loro, Marcello Liberatore, oggi scomparso. Vi sostò anche il primo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, e negli anni sessanta fu dimora prediletta degli artisti del Teatro Stabile. Quella storia potrebbe essere spazzata via, anche il Grande Albergo, recuperato, l’ha un po’ persa, oggi è solo un residence ed i neon anonimi, la sera, raccontano già che sarà tutt’altro tipo di storia quella che stiamo scrivendo dopo il sisma. E chi sa se ci piacerà.