L’Aquila e Amatrice sono due contesti diversi per dimensioni e tipologia di intervento. Il taglio del nostro laboratorio è di tipo urbanistico, incentrato sulla visione rivolta al futuro della ricostruzione in questo caso di Amatrice. Studiare le dinamiche del cratere sismico aquilano a otto anni dal sisma, capire come ripopolare di attività il centro storico, ad oggi ancora vuoto, è per noi molto prezioso, perché ad Amatrice siamo nella fase delle scelte decisive. Importante sarà dunque interpretare i flussi attuali, come il declino demografico, e i settori dell’economia in crescita, senza cedere alla nostalgia del dov’era e com’era. Così Azzurra Muzzonigro, coordinatrice del laboratorio di Urban design – reconstruction lab del Politecnico di Milano, diretto da Stefano Boeri, responsabile della pianificazione urbanistica dei nuovi crateri 2016 e 2017. Muzzonigro ha visitato ieri L’Aquila, Boeri non c’era, con oltre settanta studenti di Urbanistica del Politecnico, a cui si sono aggiunti gli studenti dell’Università tedesca di Darmstadt. L’iniziativa è stata organizzata dalla commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia dell’Aquila.
Il caso di Amatrice è molto particolare ha commentato l’architetto Tempesta il centro non esiste più, ci sono solo tante viuzze tra cumuli di macerie e sono assenti punti di riferimento urbanistico. Un caso simile si è verificato a Castelnuovo, frazione del comune di San Pio delle Camere, rasa al suolo dal sisma del 2009 e dove la ricostruzione ha per ora riguardato solo una piccola parte dell’abitato. Per tale ragione abbiamo illustrato agli studenti del Politecnico, alcuni piani di ricostruzione dei comuni del cratere, che si avvicinano per dimensioni e scelte strategiche a quello che dovrà essere elaborato ad Amatrice. Vorrei sapere quanti luoghi ricostruiti hanno visitato i nostri amministratori dal 2009, prima di decidere il modello di ricostruzione aquilano.