A Messina apre il MuMe, un museo con le opere salvate dal terremoto del 1908. Un secolo dopo, quella terribile storia diventa memoria. Una struttura che parte da lontano, almeno 35 anni fa, 2milioni e mezzo di euro investiti in questi anni prima dell’apertura e tanti soldi spesi fin dalla metà degli anni ottanta. La collezione salvata dalla furia distruttrice del sisma è importante, tra i lavori esposti anche due opere di Caravaggio e qualcosa di Antonello da Messina. Opere rimaste per decenni nei depositi, scantinati e magazzini, tra reperti architettonici ed archeologici e resti di chiese e di edifici di pregio custoditi per tutto questo tempo. Un edificio di 17mila metri quadrati che ospiterà il più importante museo del sud Italia con un patrimonio che racconta l’XI secolo fino ad arrivare ai primi novecento. La Resurrezione di Lazzaro e l’Adorazione dei Pastori sono le due tele del Caravaggio dipinte nel corso del viaggio sull’isola. Il MuMe ha inaugurato un primo spazio a fine anno da oggi funzionerà su 4.700 mq di esposizione per almeno 750 lavori esposti anche sulle aree esterne. Un luogo importante per una città terremotata che riuscirà a ricucire un primo pezzo della propria storia contemporanea tra passato, patrimonio artistico e memoria che anche all’Aquila fatichiamo a mettere insieme, nella dispersione totale della comunità e delle sue ricchezze. Manca la volontà politica, manca l’urgenza di non perdere fosse pure un pezzetto della nostra storia, manca la voglia di recuperare un’identità forse perché gli aquilani non l’hanno mai avuta, l’aquilano come tale non esiste, la città l’hanno fatta comunità diverse del contado e signorotti di varie provenienze. Sarà per questo che ce ne frega poco, stare lì a ragionare di storia e d’aggregazione, di recuperi e di patrimonio da rimettere insieme in un luogo che possa diventare memoria collettiva.