Tra le architetture del secondo novecento censite all’Aquila finora dal Mibact, ci sono le case popolari di San Gregorio e c’è il Cinema Massimo, non ancora vincolato. Commissionato dall’Istituto Nazionale Fascista per le Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro, il Cinema Massimo, progettato nel ’43, è stato completato nel 1947, presenta un uso diffuso di travertino utilizzato in lastre e conci nelle facciate principali e nel colonnato come rivestimento della struttura portante in cemento armato. Il cinema partecipa all’adeguamento e riconfigurazione di corso Federico II attuati tramite l’allargamento della sezione stradale e la costruzione di edifici a portico e si accosta al vicino palazzo dell’Inail progettato da Luigi Ciarlini nel 1941. Lo spazio pubblico del portico funge da zona filtro per l’atrio che contrariamente agli schemi tradizionali è configurato come una galleria e si sviluppa lateralmente rispetto alla sala garantendone la distribuzione per tutta la sua lunghezza. Sul prospetto di via Sant’Agostino il travertino è sostituito da un peculiare trattamento a losanghe realizzato a stampa con malta cementizia lavorata a emulazione del marmo che testimonia una particolare attenzione per materiali di finitura rilevabile anche nelle decorazioni e negli intonaci interni. E’ stato progettato dall’architetto Luigi Ciarlini.
C’è poi il palazzo di Giustizia, del 1962, progettato dagli arch. E. Lenti, arch. E. Piroddi, R. Sbriccoli e arch. E. Tomassi. Costituisce la testata principale del polo di edifici pubblici ubicato tra via XX settembre e viale XXV aprile in un’area circoscritta da un ampio tratto dell’antica cinta muraria cittadina ancora leggibile e recentemente restaurato. Il volume del tribunale costituito da due corpi principali – il blocco quadrangolare sul lato ovest e la stecca retrostante – presenta una struttura portante in cemento armato, conformata in telaio a vista e tamponature in pannelli prefabbricati, conclusa da semplici coperture a padiglione con manto in coppi. L’intero complesso, gravemente danneggiato dal recente sisma, è ancora in fase di riqualificazione. Lo stato è giudicato mediocre e non è vincolato.
Quindi l’ex sede Inam, uno degli ultimi edifici realizzati dall’arch. Annibale Vitellozzi nel 1972, progettista particolarmente attivo in tutta la penisola a partire dal secondo dopoguerra la cui firma ricorre in importanti interventi di edilizia residenziale e collaborazioni per complessi sportivi come la Scuola Nazionale di atletica leggera a Formia o i Palazzetti dello Sport di Roma e Torino, nei quali si evince la costante ricerca dell’assoluta sincerità strutturale e dell’esaltazione di materiali poveri ed essenziali e tra le cui opere spiccano la facciata della stazione Termini e la Biblioteca Nazionale Centrale a Roma. Di queste ultime strutture, la sede dell’Inam ricalca la chiarezza strutturale e l’esaltazione dell’orizzontalità ottenuta attraverso le finestre a nastro e la trama dei rivestimenti a fascia che percorrono tutto l’edificio ubicato tra via XX settembre e via San’Andrea distribuito secondo un impianto planimetrico e volumetrico estremamente lineare disposto a creare una corte aperta in corrispondenza dell’ingresso principale. Il palazzo dell’Inam è in demolizione perché gravemente danneggiato dal sisma dell’aprile 2009.
E’ stata poi selezionata la sede della Facoltà di Scienze rientrante nell’ampio piano di potenziamento ed espansione della realtà universitaria aquilana attuato nell’ultimo quarto dello scorso secolo attraverso la creazione di un Polo scientifico nell’area adiacente all’ospedale regionale e alla Facoltà di Medicina. Il progetto è concepito in stretto rapporto con il contesto ambientale; la sismicità dell’area ha richiesto la separazione dei cinque blocchi principali con giunti estesi anche alle fondazioni e l’inserimento di pareti verticali di controvento destinate ad assorbire le azioni sismiche orizzontali. I volumi compatti e altimetricamente contenuti, formalmente risolti in grezze superfici in cemento armato a vista, instaurano un dialogo dimesso e discreto con il circostante paesaggio montano. Il progetto è del 1980, l’esecuzione del 1988. Lo stato è giudicato buono, non è vincolato. Autori sono arch. G. Rolli, arch. B. Remotti, arch. G. Remotti, arch. G. Gigli.
Infine il complesso insediativo di Onna San Gregorio del Programma Straordinario (ex legge 94) di edilizia abitativa per il Comune dell’Aquila. L’intento dei progettisti era quello di evitare di riproporre modelli residenziali legati alla speculazione edilizia privata – blocco, linea, torre – che caratterizzano la periferia aquilana focalizzando la ricerca progettuale sul legame e sul corretto rapporto tra tipologia edilizia e morfologia urbana. I volumi sono proporzionati rispetto al contesto ambientale e altimetricamente adeguati alle sezioni stradali. Una rigorosa impostazione funzionale e distributiva consente la corretta fruibilità degli spazi pubblici e privati; i percorsi seguono un impianto geometrico determinato da due direttrici fondamentali rispettivamente parallele e ortoganali alla statale 17. Gli alloggi sono conformati a tre principali tipi edilizi: la corte, la spina e il tessuto, non superiori ai tre livelli, resi accessibili da un sistema di scale esterne “a poggio” che reinterpreta quello tradizionale “a profferlo”. Progettato nel 1982 da E. Piroddi, A. Benedetti, M. Centofanti, P. Properzi, C. Santini e L. Zordan, il lavori sono del 1988. Giudicato in cattivo stato, non è vincolato. Chi sa se le architetture post sisma, ma quali peraltro? Faranno mai la storia.