L’Espresso sta scrivendo dello sfruttamento della casse operaia on line da Zalando, a Esselunga passando per H&M e su quanto tempo devono impiegare i giovani che lavorano lì giorno e notte, per imballare merci da consegnare a casa. Tanti esercizi chiudono, noi risparmiamo due lire ed un nuovo sistema occulto sfrutta le centinaia di persone in cerca di dignità e lavoro. Ha poi pubblicato come campano i voucheristi con sette euro e mezzo l’ora, concepiti per tutelare il lavoro saltuario delle baby sitter o collaboratrici domestiche oggi è il sistema più diffuso per sfruttare operai, professori, postini, camerieri, amministrativi e giornalisti senza diritto alla malattia, maternità e paternità, ferie, riposi, tredicesime e quattordicesime, straordinari, buste paga vere o fuori busta, niente fido o mutuo per la casa e nessuna credibilità bancaria per una nuova classe sociale che non avrà mai la pensione. Sono spaccati del nuovo lavoro che non c’è, senza tutele e per niente compreso da chi sta bene, da chi un lavoro sicuro ce l’ha e non si rende minimamente conto di cosa significhi non prendere lo stipendio o farsi il mazzo per due lire e richiami, solo se non imballi una maglia in meno di un minuto oppure se resti al bagno per più di due minuti. E mentre tutto ciò accade anche nella nostra città, basti vedere il lavoro nei call center che pure è difeso con i denti, gli architetti denunciano che anche 500 incarichi a professionista per la ricostruzione, comportano costi di cui nessuno parla. La città rischia di perdersi in risse da cortile mentre la politica dovrebbe preoccuparsi piuttosto della rinascita socio economica e di regole urbanistiche che facilitino la professione. Hanno peraltro aumentato il volume del Pil in città, che sarebbe di oggettivo interesse, senza mettere però, il dito nella piaga dello sfruttamento degli studi professionali di giovani geometri, architetti o ingegneri, una nuova classe operaia sottopagata, silente e nell’ombra, anche perché se alzasse la testa perderebbe quelle poche briciole. Chi sa se Fabrizio Barca nei salotti del Pd e dell’Open data, parla dei privilegi da libero mercato anche se a pagare è poi lo Stato.