Il gruppo di ricerca Ocse Università di Groningen lavorò nel 2012 al progetto Verso il 2030. Sulle ali dell’Aquila, promosso dalle organizzazioni regionali e provinciali di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Coinvolsero cittadini, imprese, associazioni di categoria, vari portatori d’interesse e fu finanziato con una parte dei 7milioni di euro raccolti dai promotori all’indomani del sisma del 2009. Sollecitarono un cambio di mentalità, una maggior apertura per provare ad avere un passo diverso. Il documento evidenziò i punti di forza prioritari, risorse importanti come l’Università e alcuni poli d’eccellenza, rilevando un approccio, in materia di ricostruzione, caratterizzato a grandi linee dall’intenzione di ricostruire prima e di trovare poi i mezzi per progredire. Tal approccio, scrivevano gli studiosi, condurrà quasi certamente a lasciarsi sfuggire opportunità di crescita e sviluppo di lungo termine. Per loro bisognava cambiare prospettiva, non più quella locale, non solo il com’era e dov’era ma nuovi obiettivi, se gli abitanti di questa città non riusciranno a scegliere in maniera chiara un cambiamento che li porti verso un nuovo futuro, L’Aquila diventerà sempre più una collettività frammentata e infine una città isolata e dimenticata. Ci dissero che l’approccio era sbagliato, e non erano quattro amici al bar a parlare, ma esperti Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico che studia strategie di sviluppo per almeno 34 Paesi nel mondo, ci dissero non pensate solo alle case, senza pensare all’economia siete finiti. A distanza di quattro anni, eravamo giusto alla vigilia delle scorse elezioni comunali, non solo non abbiamo impostato nulla ma si sta verificando ciò da cui ci volevano salvare. Un surplus di case, ne avremmo avute per 50mila abitanti in più, senza avere gli abitanti, stiamo ricostruendo tutte le case, rifaremo quelle nelle frazioni già fortemente spopolate otto anni fa e non ci siamo più preoccupati del resto. Non so se gli amministratori se ne rendano conto o pensano solo alle elezioni.