Ieri è morto a Parigi il regista e poeta iraniano Abbas Kiarostami. Un grande maestro di neorealismo, di vita e di quotidiano. Copia conforme è un suo film del 2010, con Jiuliette Binoche e William Shimell, sul come si potrebbe fingere nella realtà di tutti i giorni, ma alla fine bisognerebbe farci i conti. E sul come originale e copia, realtà e finzione, nel mondo dell’espressione, siano intimamente connessi. Questa è la storia: lo scrittore inglese James Miller presenta il suo ultimo libro in Italia, sul valore della riproduzione rispetto all’opera d’arte originale, conosce Elle, gallerista francese che ha scelto di trasferirsi in paese, dove si occupa di antiquariato in un negozio. Attratta dallo scrittore e dopo aver ascoltato la presentazione, lo avvicina per conoscerlo, scambiano battute e gli lascia il suo indirizzo, il giorno dopo faranno una gita insieme, parleranno di arte e nel corso della gita li scambieranno per marito e moglie. James ed Elle fingeranno di essere marito e moglie e di essere sposati da parecchi anni, la loro relazione diventa però più complicata nel confronto sul rapporto di coppia, la vita coniugale, la crescita dei figli, la crisi e alla fine la convivenza con la vecchiaia. La loro recita è la copia conforme della vita coniugale, così come lo scrittore racconta quello stesso sentire nel suo libro, dimostrando che le cose sono così come appaiono ai nostri occhi. La giornata finirà, James si avvierà verso la stazione per lasciare la Toscana e tornare alla sua realtà, le persone per quanto vogliano sfuggire e per quanto possano credere davvero di riuscirci, dovranno convivere col loro quotidiano. Copia non sempre conforme al proprio intimo sentire. Tutto cambia e non sono le promesse ad impedirlo, è una frase celebre della pellicola che valse alla Binoche, a Cannes 2010, il premio come miglior interprete femminile. Con Abbas Kiarostami se ne va un cineasta e con lui il linguaggio della realtà, le cose non le raccontava con la finzione filmica ma le trasportava dalla realtà che leggeva e raccontava con gli stessi limiti, errori e contraddizioni, in scenari ampi dove ognuno ritrova spesso il proprio vissuto.