Si concluderà a giugno prossimo l’intervento di consolidamento, miglioramento sismico e restauro del settecentesco Palazzo Ardinghelli all’Aquila, finanziato dalla Federazione Russa per 7milioni e 200mila euro. L’edificio tornerà a mostrare il suggestivo cortile porticato, nel percorso che collega piazza Santa Maria Paganica a via Garibaldi, diventando un vero e proprio attraversamento urbano. Fu ricostruito su pianta medievale dopo il sisma del ‘700, su progetto di Francesco Fontana per i fratelli Ardinghelli che, non riuscendo ad acquistare Casa Alfieri, già Camponeschi, realizzarono il palazzo per 3mila mq di superficie. L’architetto morì molto giovane, nel 1708, il proseguimento del lavoro fu di Sebastiano Cipriani. Gli Ardinghelli appartenevano ad una famiglia toscana, di Volterra, che si era trasferita all’Aquila per ragioni economiche qualche secolo prima. Quattro fratelli ecclesiastici senza eredi, che decisero di lasciare alla città l’edificio di grande rilievo architettonico la cui realizzazione durò almeno un decennio, la morte dell’ultimo degli Ardinghelli non consentì il completamento dei lavori, che furono interrotti per quasi un secolo. La balconata sul portale d’ingresso fu infatti realizzata dall’architetto Biolchi nella metà del secolo scorso, mentre l’intera struttura è il risultato di tre o più interventi successivi al ‘700. Lo scalone con balaustra in pietra conduce al primo piano con soffitto affrescato a cinque riquadri, tra grandi saloni che affacciano sulla piazza con grandi camini, nel terzo fu soppresso, con decorazioni a stucco e medaglioni del Damini, da qui si accedeva alla piccola cappella adibita al culto. La balconata non presenta tracce decorative al contrario delle inferriate del piano terra, il cui gioco richiama lo stemma degli Ardinghelli e la croce dei Cavalieri di Malta cui appartenevano. Il Palazzo passò ai Franchi e poi ai Cappelli, lì dimorò Patini e fu residenza del ministro degli esteri del governo Crispi, dopo i Cappelli non fu più dimora, è stato sede della Pretura Circondariale, dell’Ufficio del Registro e del Catasto. Abbandonato per diversi anni, dopo il 2009 il ministro Dario Franceschini, ha previsto per il palazzo, proprietà del MiBACT, uno spazio espositivo per l’arte contemporanea, la cui gestione sarà della Fondazione MAXXI. La realizzazione è inserita nei Grandi Progetti Beni culturali del Ministero e finanziata, per le annualità 2015 e 2016, con 2milioni di euro.