Il Parco fluviale dell’Aterno sarebbe una delle idee strategiche del nuovo Piano regolatore. Attraversa la città in maniera lineare, metterebbe in rete i borghi, borgo Rivera, Onna ed il centro storico, stimolando come attrattore, con la Riserva del Vera, una nuova coesione urbana e rurale e del centro storico con le periferie. Bioedilizia, il ruolo centrale dell’Aquila nell’Appennino e la rigenerazione urbana che cambierebbe il capoluogo, potrebbe essere il progetto pilota per i borghi dell’Appennino, partendo dalla filiera edilizia per rigenerare boschi, acque, energia, agroalimentare e turismo, inserendosi nelle politiche verdi delle aree protette europee, otto in Abruzzo di cui la metà nel Comune dell’Aquila come la Riserva del Lago di Campotosto e quella del Fiume Vera, il Parco Nazionale Gran Sasso Laga e il Regionale Sirente Velino attraverso le quali incentivare infrastrutture verdi per collegare le aree urbane a quelle rurali, creando spazi in cui la qualità della vita migliorerebbe. Cinquecento belle pagine di documento preliminare al nuovo Piano regolatore a cui serve concretezza, perché non si parla mai di zona agricola e zona urbana, i limiti non vengono definiti come mi spiega Giovanni Cialone di Italia Nostra mentre le frazioni, mai viste come borghi da tutelare, rischiano un isolamento ancor più certo dell’ante sisma. Essendo zone di ristrutturazione dal ’75, con le sicure demolizioni che avremo, rischiamo cementi armati ancora più impattanti dei decenni scorsi. Dovrebbe iniziare a breve la fase di consultazione con la città per il nuovo Piano regolatore, con la certezza che a sette anni dal sisma non una politica ecosostenibile sia stata impostata davvero. Le capitali del nord Europa, che oggi vantano rigenerazioni urbane avanzate e poco impattanti con i parchi intorno alle metropoli, raccolgono i frutti di politiche urbanistiche impostate agli inizi degli anni novanta. Il Piano regolatore di Stoccolma è del 1990. E’ trascorso quasi un trentennio solo per vedere i primi risultati. Da noi che non riusciamo nemmeno a fare a meno di circolare con l’auto in un centro storico distrutto e dopo un sisma, passeranno secoli.