L’ingresso del magistrato Nicola Trifuoggi nella Giunta Cialente, dovrebbe significare un cambio di passo e garanzia di legalità del nuovo capitolo amministrativo, inaugurato dal Sindaco stamattina, ritirando le proprie dimissioni, perdendosi a spiegarne le ragioni in un discorso fiume nell’aula consiliare. Tanto che alla fine s’è perso filo e senso. Cialente s’era dimesso perché la città, dopo la bufera giudiziaria delle presunte tangenti sugli appalti della ricostruzione, che ha investito proprio l’amministrazione, potesse continuare ad andare a testa alta a Roma a chiedere risorse. Dopo gli arresti, c’è stata la bufera della cognata del sindaco, che ha incassato dallo Stato 400mila euro, per una casa distrutta da 180mila, oltre al mutuo saldato, ed una serie di interventi sulla stampa nazionale a spiegare agli italiani come nei meandri della ricostruzione in Abruzzo, si nasconda tutto un magna magna. Magari non sarà tutto un magna magna, ma un gran magna magna lo è senz’altro, tant’è che lo stesso Cialente ha ribadito, dopo averlo detto ai cronisti lasciando il palazzo da ex sindaco, che le regole della ricostruzione privata dovevano essere cambiate. Con la fine dei commissariamenti, nell’agosto del 2012, e l’allora ministro alla Coesione territoriale, Fabrizio Barca, le regole sui lavori privati sono state ampiamente riviste, su indicazione dell’amministrazione Cialente, per cui scaricare tutto su Roma oggi, perché non avrebbe dato seguito alle richieste del Sindaco, è la solita forzatura che non aiuterà L’Aquila a rialzare testa e schiena. Non riesce proprio ad ammettere che l’ordinanza che ha arricchito la cognata, è stata una norma criminale a vantaggio di pochi, una trentina di fortunati, ed accessibile solo per quattro mesi, ed ancora non dice che la scelta dell’indennizzo sui cantieri privati anziché del contributo, che avrebbe imposto gare con massimi ribassi ed ampi risparmi per lo Stato, è il più grande errore di questa ricostruzione, ed è forse lì, che andrebbe aggiustato il tiro delle regole. Ma non lo farà. Anzi, ha approfittato ancor oggi per rigirare la realtà a proprio vantaggio, sfidando il Paese, dicendo agli italiani che piuttosto la ricostruzione in Abruzzo, sta costando meno di tutti gli altri terremoti. Il sindaco doveva solo tentare di rientrare a testa alta, ci ha provato con la forza di un magistrato a fianco, Nicola Trifuoggi, già procuratore della Repubblica all’Aquila fino ad una decina d’anni fa, poi a Pescara, e oggi di nuovo all’Aquila come vice sindaco, a capo dell’ispettorato urbanistico, per garantire l’amministrazione da ogni abuso, responsabile anche della trasparenza e della centrale unica di committenza, cioè dell’unica sede competente a bandire gare e a fare appalti. Ma è come se la politica avesse abdicato alla propria funzione amministrativa. Cialente aveva bisogno di dire agli aquilani, e all’Italia, che la sua è un’amministrazione perbene, ma lo ha dovuto fare portando dentro un magistrato.