Il procuratore Trifuoggi come vice sindaco, non è stato il colpaccio che credeva Cialente rientrando dalle dimissioni, e la stampa, come Maugeri su IlSole24ore, è tornata su L’Aquila per un’analisi impietosa che dice tante verità. Mentre Giovanni Lolli, l’ex parlamentare Pd, sul giornale di partito rilancia l’azione politica con una serie di considerazioni, che mostrano come l’apparato non intenda piegarsi alla critica. Faranno vedere all’Italia quanto sono bravi, hanno speso meno che negli altri terremoti, altro che malaffare, andranno per la loro strada a sentire le forze economiche e sociali, la chiamano partecipazione ma è solo propaganda a tappe, i cui appuntamenti, sono già stati organizzati e diramati dallo staff di Cialente. Si è dimesso, ribadisce Lolli, ma andandosene avrebbe indebolito L’Aquila, esponendola agli attacchi mediatici più efferati, per cui se è tornato, lo ha fatto per il bene della città, per difenderla. Una distorsione dei fatti che non ha convinto i media nazionali, che anzi tornano sul sindaco Cialente per ribadire il concetto, o ci è o ci fa, e siccome ci fa, è giusto rientrare sul fatto che la questione aquilana, va ben oltre la carenza di fondi. Basti pensare al futuro scenario, per condividere in pieno le considerazioni sul Sole24ore, troppe le variabili, tra le quali i costi sociali ed economici che sono direttamente proporzionali alle inefficienze, la corruzione e la mancanza di un disegno urbanistico coerente con una città d’arte sospesa tra passato e futuro, nessuno può negare la barbarie e gli scempi di questi ultimi decenni, cui si aggiungono le 2mila casette abusive, oltre le mille censite, ma per Cialente restano solo mille, i terreni agricoli da indennizzare per gli espropri, sui cui sono stati fatti i Progetti case e Map, sui quali si attendono ricorsi per l’esiguità delle somme previste, ed insufficienti ai proprietari dei terreni, mentre l’elenco degli extracosti gira come un contatore, tra le manutenzioni delle case, i carrozzoni per gestirle e ben quattro censimenti, che tuttavia non hanno mai riguardato gli aventi diritto il contributo di autonoma sistemazione, per il quale si spendono ancora milioni di euro al mese, mentre le case d’emergenza cominciano ad essere assegnate a badanti e a giovani coppie. Si sta facendo dell’emergenza post sisma, il veicolo per gestire emergenze sociali ma non è così che funziona, e l’Italia è giusto che sappia.