Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla cosiddetta direttiva sulle case green per l’efficienza energetica degli edifici in tutta Europa con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti.
L’approvazione non vuol dire che l’entrata in vigore del provvedimento è vicina. Il recepimento degli Stati membri, infatti, probabilmente non avverrà prima del 2025. Dopo l’approvazione della Commissione europea del 9 febbraio è stata la volta del Parlamento col voto di ieri 14 marzo, inizia ora il negoziato tra Commissione, Parlamento europeo e Governi degli Stati membri, che si protrarrà per diversi mesi, per cui, prima del 2025, sarà difficile che la direttiva diventi effettiva.
La direttiva sulle emissioni degli edifici pubblici e privati punta alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile. Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E (gli edifici pubblici entro il 2027). Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D (gli edifici pubblici entro il 2030), per arrivare alle emissioni zero al 2050. Gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per quelli di proprietà o gestione pubblica la scadenza Zeb, Zero emission buildings, è fissata al 2026.
Ogni Paese potrà esentare fino al 22% del totale degli immobili. Dagli interventi sono esclusi i monumenti, le case vacanza (abitate meno di 4 mesi l’anno), i palazzi storici vincolati, le chiese e altri edifici di culto, le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati, le case popolari. Per tener conto delle differenti situazioni di partenza tra i 27, nella classificazione di efficienza energetica – che va dalla A alla G – la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.
Dal 2024 saranno vietati i bonus edilizi per l’installazione di caldaie individuali che utilizzano combustibili fossili (no ibridi), inoltre dal 2035 sarà vietato il riscaldamento degli edifici con combustibili fossili.
Entro il 2033, quindi, tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica D, al momento in Italia 3 case su 4 sono in classi più basse della D. Bisogna, però, fare una precisazione: la lettera D della nostra attuale classificazione non sarà la stessa che sarà considerata nella direttiva europea. I Paesi hanno infatti una classificazione diversa delle classi energetiche. In Italia, attualmente abbiamo classi G-F-E molto ampie. Con la direttiva andranno rimodulate le classi e le case finiranno, prima dei lavori, in lettere diverse. Non sappiamo ancora quale sarà esattamente il significato delle lettere della direttiva Ue: certo è che non sarà quello attuale italiano. Quindi è vero che molte case andranno ristrutturate, ma non è vero che saranno i tre quarti del patrimonio edilizio.
Si dice che gli italiani saranno tra i più colpiti dalla direttiva europea perché proprietari di case. In realtà, l’Italia è sotto la media rispetto al tasso di proprietà immobiliare degli altri Paesi europei. La Germania è ultima, meno della metà delle famiglie possiede la casa in cui abita. Le case italiane, inoltre, non sono più vecchie di quelle degli altri Paesi. La Spagna ha il dato più basso e sono numerosi i Paesi, anche nel nord dell’Europa, che hanno tassi più alti dell’Italia, di case costruite prima del 1969.
E le nostre zone terremotate, riqualificate dopo il sisma del 2009, potrebbero già dirsi a norma o e tutto da rifare?