Sembra esserci una sorta di accanimento contro la sanità aquilana e peligna. Ostilità immotivate che non si capisce se derivino da una voluta discriminazione, da ignoranza, dalla volontà di punire un territorio già provato da difficoltà e disgrazie. Come se dovessimo espiare ancora la ‘colpa’ del terremoto, commenta il consigliere regionale Pd, Pierpaolo Pietrucci, non si spiega altrimenti la volontà di concedere le briciole, o anche meno, con le risorse disponibili per l’edilizia sanitaria e la rete ospedaliera stabilite in sede di Conferenza Stato-Regioni e con la successiva sottoscrizione formale dell’Accordo di programma da parte di Regione, Ministero della Salute e MEF.
Con precisione ‘chirurgica’, verrebbe da dire, l’ospedale dell’Aquila e quello di Sulmona vengono esclusi da ogni intervento di qualificazione, ampliamento, reingegnerizzazione e potenziamento. Non ce n’è traccia né in questo Piano, né in altri atti di programmazione, prosegue Pietrucci. Con legittima soddisfazione di ogni specifica Asl, Comune o territorio, sono previsti investimenti sugli ospedali di Lanciano (109 milioni), Avezzano (119 milioni), Vasto (150 milioni). Sono disponibili risorse per l’ospedale di Chieti (60 milioni), Penne, Popoli e il distretto di Scafa (34 milioni) e soprattutto per Teramo che, ai 120 milioni già disponibili ne aggiungerà altri 180 grazie ad un mutuo della Regione. Pescara, come sappiamo, è stata già ampiamente gratificata con la realizzazione del nuovo Covid hospital, in realtà non utilizzato in pandemia per l’assenza di personale specializzato nella terapia intensiva ma utile a immaginarlo come DEA di II Livello. Alla fine, insomma, l’ospedale di Sulmona resta a secco, così come il San Salvatore che si trova su una pericolosa faglia sismica che l’ha pesantemente danneggiato nel 2009. Ma all’Aquila, udite, udite, è concessa con grande enfasi la centrale operativa del 118, prevista già da dopo il sisma e attesa dunque da circa 13 anni e finanziata quasi per intero dalle donazioni dell’Emilia Romagna e della Banca d’Italia. È assurdo.
Già in pandemia le risorse per l’emergenza erano state squilibrate, in due tranches di finanziamenti le Asl avevano avuto: Pescara 81 milioni, Teramo 73, Chieti 61 e L’Aquila 20 milioni. Parliamo di una realtà con una drammatica carenza di personale, aggiunge il consigliere.
In questi anni il personale a tempo indeterminato della Asl1 è diminuito passando dai 3mila 249 addetti del 2019 ai 3mila 167 del 2020, aggravando la cronica carenza di personale che è di circa 800 unità rispetto all’organico previsto. Eppure, se si internalizzasse il personale interinale o da cooperative, si calcola un risparmio annuo di circa 15 milioni di euro. Come se non bastasse ci si accanisce – solo nella Asl1 – contro l’assistenza territoriale di base con l’assurda scelta di non sostituire i medici di famiglia che vanno in pensione dei Nuclei di Cure Primarie.
E la destra aquilana assiste con il suo silenzio complice a questa umiliazione.
Per denunciare una situazione insostenibile – annuncia in chiusura Pietrucci – martedì 7 marzo alle 11.30 terrò una conferenza stampa insieme al collega Silvio Paolucci davanti al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Salvatore.