L’eurodeputata Eva Kaili continua a dichiararsi innocente, si sente tradita dal compagno Francesco Giorgi (nella foto), ed è da due mesi in un carcere belga, da allora, non vede la figlia di 23 mesi.
Tradita dal compagno Giorgi perché è stata trovata, nella loro casa nel cuore di Bruxelles, la valigetta con 600mila euro cash dei quali, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, torna a ripetere da Atene il suo avvocato, Michalis Dimitrakopoulos, non sapeva nulla, perché mai corrotta e totalmente innocente per ogni accusa, da parte degli investigatori e del pentito Antonio Panzeri, ritenuta falsa.
Dal 9 dicembre la 44enne eurodeputata greca, accusata di associazione criminale, corruzione e riciclaggio, è dunque in carcere per l’affaire Qatargate, un giro di mazzette milionarie incassate da europarlamentari e politici, da Paesi come il Qatar e il Marocco, attraverso lobbisti, per agevolare il voto sulle questioni più spinose.
Nell’attimo in cui si è resa conto di quei soldi tossici, dentro di lei ha provato un’enorme delusione nei confronti del compagno, sono stati momenti tragici, ribadisce all’Ansa il suo legale, mentre sarebbe stata sottoposta, dagli inquirenti della Procura belga, sempre a sentire le denunce dell’avvocato, a sedici ore di tortura in stile medievale.
Ma a nulla è valso, evidentemente, perché Eva Kaili è rimasta in carcere.
Nei due lunghi interrogatori con gli inquirenti e nelle due udienze davanti alla Camera di Consiglio, Kaili avrebbe ripetuto più volte di non aver mai favorito il Qatar o il Marocco nella sua attività politica, tuttavia quindici giorni fa, la carcerazione è stata prorogata di un altro mese. Un colpo duro per una madre che, rimarca Dimitrakopoulos, non vuole un trattamento speciale, ma soltanto vedere la figlia, ora affidata al nonno Alexandros (padre di Kaili), almeno due volte a febbraio, e che tutto ciò che vale per gli altri detenuti valga anche per lei.
A difenderla dall’ipotesi accusatoria del procuratore Claise, in vista della nuova udienza per il riesame della custodia cautelare in programma il 16 febbraio, sempre il suo legale ma anche il collega belga, André Risopoulos, anche perché non sussiste il rischio che distrugga le prove. C’è però da capire cos’altro avrà da confessare il pentito Panzeri, disposto a parlare, pur di avere uno sconto della pena.