Resterà fino a domenica 19 febbraio 2023, la mostra Afterimage allestita al MAXXI L’Aquila, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Alessandro Rabottini.
Francis Alÿs, Francesco Arena, Stefano Arienti, Benni Bosetto, Mario Cresci, June Crespo, Thomas Demand, Paolo Gioli, Massimo Grimaldi, Bronwyn Katz, Esther Kläs, Oliver Laric, Tala Madani, Anna Maria Maiolino, Marisa Merz, Luca Maria Patella, Hana Miletić, Luca Monterastelli, Frida Orupabo, Pietro Roccasalva, Mario Schifano, Elisa Sighicelli, Paloma Varga Weisz, Danh Vo, Dominique White, He Xiangyu.
Una grande collettiva internazionale con 26 artisti di differenti generazioni, composta da nuove committenze e installazioni site-specific, opere storiche della Collezione MAXXI, sale monografiche con opere che spaziano dagli anni ’60 a oggi. Afterimage è una riflessione per immagini sui temi della memoria e della metamorfosi, e guarda a quelle forme, sia materiali sia metaforiche, con cui ciò che è trascorso rimane intorno a noi e in noi.
Il titolo della mostra fa riferimento all’illusione ottica chiamata proprio afterimage/immagine residua, un fenomeno per cui uno stimolo visivo – come il flash della macchina fotografica – produce un’impressione sulla retina che persiste anche dopo il proprio passaggio.
Concepita come una poema visivo, si legge sul sito del museo, Afterimage è una riflessione sul coesistere di permanenza e transitorietà come a una condizione universale, radicata nella natura stessa dell’esistenza umana, nel destino dei manufatti, dei luoghi, dei significati e delle immagini.
Lo spettatore è invitato a stabilire associazioni intuitive e spontanee tra le opere, la storia e l’architettura delle sale di Palazzo Ardinghelli e la storia dell’Aquila, città che testimonia quotidianamente l’equilibrio tra memoria del passato e impulso alla trasformazione e che rende manifesto quanto il principio della metamorfosi trattenga ciò che è stato e generi ciò che sarà.
Passando attraverso un’ampia varietà di media, Afterimage include fotografia e video, interventi spaziali, dipinti e sculture ed esplora le intersezioni tra iconografie frammentate, materiali mutevoli, memorie percettive e corpi in trasformazione.
La mostra è attraversata da quattro linee di narrazione: il materiale e la memoria, l’immagine mutevole, il corpo svelato, l’architettura interiore. Suggerendo così un’architettura formale e immateriale all’interno dell’architettura fisica del museo.