E’ notizia di queste ore di un concorso al Ministero della Cultura per l’assunzione di 518 funzionari tecnici, scadenza 9 dicembre 2022.
C’è qualche amministratore civico che riesca a guardare oltre il proprio ombelico peloso, per cercare di capire quanti, tra architetti, storici dell’arte, restauratori e archeologi, saranno destinati al post sisma 2009?
Non ne sentiamo neanche il sussurro.
Abbiamo la gran parte delle chiese e dei beni culturali a pezzi, se cadessero i legni fracichi di 14 anni fa che li tengono in piedi, si sbriciolerebbe tutto senza l’urgenza di provare un minimo di interesse, perché le nostre Sovrintendenze e il Segretariato, siano rimpolpati di tecnici pronti a lavorare, a firmare, a spendere le centinaia di mln di euro se non miliardi che giacciono inutilizzati nelle casse pubbliche.
Tra pensionamenti e comode scuse, per cui la carenza di personale sta diventando la maniera più veloce per dire sempre non prendetevela con noi, non è colpa nostra. E intanto passano i decenni.
Bene, e anche a voler sorvolare su chi pur di sollecitare la manutenzione delle periferie e dei parchetti sotto casa, non ha alcun problema a scrivere, altro che le chiese e i beni culturali, anche perché francamente una cosa non esclude l’altra, dobbiamo renderci conto che la gran parte del nostro patrimonio culturale, in particolar modo le chiese, tutte le chiese, specialmente quelle del centro storico dell’Aquila, capoluogo di Regione, è abbandonato da troppo tempo.
Non è neanche più nei dibattiti pubblici. Ci sono ancora dibatti pubblici? Ci siamo abituati a non parlarne più. Ci siamo abituati a vedere gli alberi dentro Santa Maria Paganica e i fantasmi dentro Santa Giusta e San Marco, ma anche al Sant’Agostino e perché il San Filippo non riapre, è possibile gioire oggi per l’appalto della cattedrale di San Massimo, a 14 anni dal sisma? o per la visita guidata alla rinascita del Teatro Stabile che teatro non sarà ancora per anni?
Peraltro il dibattito politico a cui ci stanno abituando, rispetto a qualche anno fa, è precipitato negli abissi della nostra amata terra e lo spettacolo è agghiacciante, i livelli degli argomenti trattati deprimenti, e l’assenza di riguardo per i beni culturali, con il cambio del nome del Ministero, non più dei Beni Culturali ma della Cultura, la dice lunga su quello che ci aspetta, anche perché credo che il peggio debba ancora venire.