In Italia anche le comunità energetiche, come le rinnovabili, faticano a diffondersi come dovrebbero. Nonostante siano una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica, sono, infatti, pochissime quelle realmente attive o che stanno ricevendo gli incentivi statali erogati dal GSE, il Gestore dei Servizi Energetici. A pesare: ritardi, lungaggini burocratiche, la mancanza degli incentivi da parte del MITE, il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative, che si uniscono alle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER, ai ritardi nelle registrazioni e al ricevimento degli incentivi, ma anche a preventivi onerosi per allacci alla rete, è la denuncia di Legambiente, sulle 100 comunità energetiche mappate, su comunirinnovabili.it.
45 sono ancora in fase embrionale, 55 si trovano in uno stadio più maturo dell’iter di realizzazione, fra chi è legalmente costituito, chi ha già realizzato gli impianti e chi sta attraversando o ha già ultimato la procedura di registrazione presso il portale del GSE dedicato alle comunità energetiche. Solo 16 hanno dichiarato di essere riuscite ad arrivare a completare l’iter di attivazione presso il GSE e sono, dunque, operative; mentre solamente 3 realtà – la comunità energetica di Vitulano, il Residence Cicogna e un autoconsumatore collettivo di ACEA Pinerolese – hanno ricevuto tramite bonifico la prima tranche di incentivi statali. Le restanti stanno incontrando difficoltà burocratiche o sono in attesa del completamento dell’iter normativo con le nuove regole che aprono a importanti occasioni di sviluppo. Tra queste anche la Comunità Energetica Solidale di Napoli Est sottoposta, prima, al blocco causato della Sovrintendenza ai Beni Culturali che ha impiegato mesi prima di concedere il nulla osta all’impianto fotovoltaico da 53 kW posizionato sul tetto della Fondazione Famiglia di Maria, e poi alla farraginosità dell’iter di registrazione presso il portale del GSE che deve ancora dare il riconoscimento di operatività alla CERS. In particolare, la mancanza di un solo documento, facilmente richiedibile mettendo in sospeso la pratica come previsto, ha visto il diniego del riconoscimento e la necessità di ricominciare l’iter burocratico di richiesta registrazione.
Nessun ritardo è più tollerabile, per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Per permettere il pieno sviluppo di queste realtà, è necessario e urgente non solo accelerare il processo di pubblicazione delle regole attuative di Arera, le cui consultazioni si sono chiuse lo scorso 29 settembre; ma occorre anche accelerare sulla partita degli incentivi su cui chiediamo al prossimo nuovo Governo di lavorare da subito.
Le comunità energetiche rinnovabili, introdotte giuridicamente in Italia, in modo sperimentale, con il Decreto Milleproroghe 2020, spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, sono soggetti giuridici di diritto privato che permettono a cittadini, imprese, cooperative, enti, amministrazioni, soggetti del terzo settore, istituti religiosi, scuole ed università di riunirsi per autoprodurre, e condividere energia elettrica e termica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, secondo regole stabilite tra i membri delle comunità stessa. Da ciò ne conseguono benefici economici, grazie al risparmio in bolletta e agli incentivi statali che premiano l’energia condivisa in queste configurazioni, benefici sociali, a partire dalla lotta alla povertà energetica, e benefici ambientali, grazie all’utilizzo di energia rinnovabile. Ma anche innovazione e servizi per i territori e la popolazione. Oltre a sviluppo di nuovi posti di lavoro. È assurdo come nel nostro Paese nonostante tutti parlino di comunità energetiche ci siano ancora tutti questi ritardi. La legislatura si sarebbe dovuta chiudere con l’iter normativo concluso, considerando che le comunità energetiche sono, insieme all’efficienza energetica, tra le migliori strade per combattere caro energia e crisi sociale.
Sulla partita economica, uno studio di Elemens e Legambiente, stima un risparmio medio per la bolletta elettrica fino al 25%, fermo restando che ogni comunità energetica può strutturare il proprio comparto tecnologico, come potenza installata, impianti di accumulo, smartgrid, etc., per puntare a percentuali ben più elevate, come dimostrano alcune esperienze di autoconsumo collettivo sviluppate nel pinerolese. Soldi risparmiati, questi, che avrebbero potuto efficacemente tamponare gli effetti del caro energia, conclude l’associazione.