Per la struttura in fase di realizzazione davanti la Porta Santa, si può ipotizzare che una progettazione raggiunta con la partecipazione dei cittadini e delle associazioni avrebbe condotto probabilmente a soluzioni diverse. L’Archeoclub – ad esempio – avrebbe suggerito, per un più idoneo inserimento nel delicato contesto storico-ambientale della Basilica, di utilizzare semplicemente quanto già ideato – anche se a diversa scala – per il teatro Amphisculpture del Parco del Sole dall’artista Beverly Pepper e cioè: una struttura a càvea che sfruttasse il pendio esistente e l’utilizzo della stessa pietra bianca e rosa. L’Archeoclub suggerirebbe più in generale, di limitare al massimo il consumo di suolo e l’impatto antropico sullo stato dei luoghi, nell’ottica di una miglior risposta dei terreni a fenomeni atmosferici particolari e quindi di una miglior vivibilità, così Maria Rita Acone, presidente Archeoclub d’Italia sede L’Aquila.
Vorrei ripartire, scrive in una nota, dalla vicenda della nuova piazza Regina Margherita di cui Archeoclub L’Aquila si è occupata per circa due anni non per essere contro il progetto presentato alla città, ma per avere la possibilità, insieme ad altri cittadini e associazioni che si interessano dei beni comuni, di esprimere opinioni e punti di vista diversi che potessero rendere condiviso il progetto definitivo.
Percorsi di partecipazione e progettazione condivisa si stanno d’altro canto sperimentando da parte dell’Amministrazione e dell’Urban Center per il futuro recupero del quartiere Fontesecco-Borgo Rivera; tali modalità di intervento in aree di particolare pregio e significato storico, dovrebbero a nostro avviso costituire esempio da seguire costantemente.
Centro storico, non è soltanto la parte urbanisticamente più antica, ma anche quella parte della città in cui i cittadini più si identificano per la loro storia comune, per la loro identità culturale e di comunità. Quindi le attività edilizie e di modifica di questa parte così importante della città devono essere trattate con la massima attenzione e consapevolezza. Non basta rivolgersi a un progettista o a un gruppo ristretto che esprima su un’area un’idea progettuale: è invece necessario, nel trasformare e recuperare un luogo a lungo vissuto dai cittadini, ascoltare il maggior numero di pareri possibile perché i punti di vista, in questo caso, devono essere espressi da più parti per evidenziare aspettative ed elementi legati al vissuto e alle esperienze che quel luogo ha determinato, oltre che, naturalmente, le modalità di tutela storico-artistica.
Si stanno progettando in questi mesi restauri di piazze e di luoghi pubblici che hanno una vitale importanza per la vita cittadina. Il disegno futuro di questi spazi richiede un’attenta considerazione di ciò che significano proprio come luoghi pubblici, di incontro e di vita in comune.
Come giungere a progetti che non rendano ‘alieni’ i nostri storici luoghi di incontro?
Il metodo è quello della ‘partecipazione’ e dell’ascolto delle idee mediante percorsi definiti che possano far raggiungere risultati il più possibile accettati e condivisi.