12 Ago 22

Poche spiagge libere e pure mal tenute

Una vicenda anomala riguarda Pescara e la chiusura del passaggio verso la spiaggia in piazza Le Laudi, tra gli stabilimenti La Playa e Les Paillottes. La vicenda risale a oltre due anni fa, all’inizio della stagione estiva 2020, quando si decise l’installazione di fioriere ad interdire il passaggio come misura temporanea per disciplinare gli ingressi sul litorale a causa delle restrizioni per combattere la pandemia da Covid-19.
La problematica principale è quella di capire fin dove si estendeva la concessione fatta dal demanio e se quel tratto che permette di accedere al mare senza per forza passare da uno degli stabilimenti fosse incluso nell’occupazione di suolo pubblico concessa durante al pandemia.
Il Comune ha autorizzato lo stabilimento Les Paillottes, in questi due anni, ad utilizzare uno spazio esterno aggiuntivo per posizionarvi sedie e tavoli, ma comunque tale spazio non comprendeva il corridoio di passaggio libero.
Trattandosi di suolo pubblico la competenza è del Comune e per questo si è cercato di verificare tutti i passaggi di una situazione ora in stallo e che vedrà l’ufficio antiabusivismo cercare di ricostruire i fatti. Per i cittadini rimane l’impedimento ad accedere in spiaggia liberamente. Terracina, Ostia, Sperlonga, Castellammare di Stabia, Pozzuoli, Rio (Li) – Spiaggia del Direttore, sono gli esempi di spiagge inaccessibili, con Pescara, nonostante di demanio pubblico, citati dal dossier ‘Spiagge 2022’ di Legambiente. Tra l’erosione delle spiagge, la crisi climatica e le concessioni senza regole, oltre 12mila, a due lire che incassa lo Stato.

In alcune Regioni troviamo dei veri e propri record a livello europeo, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Nel Comune di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione, ma anche a Pietrasanta (Lu), Camaiore (Lu), Montignoso (Ms), Laigueglia (Sv) e Diano Marina (Im) siamo sopra il 90% e rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate, rilevano nello studio gli attivisti. In Italia non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio, denuncia Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ma anche la scarsa trasparenza dei canoni pagati, circa 100mln di euro l’anno per le concessioni e la non completezza dei dati sulle aree che appartengono al demanio dello Stato.

Lo studio racconta anche di buone pratiche e tra queste c’è anche l’Abruzzo, in particolar modo Pineto, nell’area protetta Torre del Cerrano (nella foto) con il progetto Lido Amico, nato nel 2015 per l’ottenimento della CETS, Carta Europea del Turismo Sostenibile,gli impegni presi dagli stabilimenti coinvolti riguardano: l’adozione di sistemi di pulizia delle spiagge meno impattanti, azioni di tutela delle aree di duna e delle pinete litoranee, nonché della fauna e della flora protette; interventi di ristrutturazione dei manufatti usando materiali naturali, bio-edilizia e sistemi di risparmio idrico ed energetico; attività di tutela ambientale anche nelle aree circostanti la concessione; la raccolta differenziata dei rifiuti; la commercializzazione di prodotti locali di agricoltura bio e piccola pesca; l’attività di educazione ambientale con scolaresche e turisti ed iniziative finalizzate alla sostenibilità ambientale delle attività turistiche. Uno degli esempi viene anche da un albergo sempre a Pineto, impegnato nel ridurre i consumi e gli sprechi, promuovendo una vacanza green che sia rispettosa del territorio. L’acqua delle docce è riscaldata tramite pannelli solari, sono stati installati frangigetto e riduttori di flusso per rubinetti, vengono utilizzati prodotti per le pulizie ecologici che non inquinano l’ambiente, vengono sostituite gradualmente le plastiche ed i prodotti monouso con alternative biodegradabili. Promossa la mobilità leggera soprattutto per i brevi spostamenti, con a disposizione dei clientibiciclette e mountain bike.

Cinque i pilastri su cui si dovrà concentrare il futuro Governo nel bandire le concessioni dal 1° gennaio 2024: garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge; premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione; ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge; definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento e un’altra per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico. Sarà fondamentale per questo dare gambe ai decreti attuativi del Decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti.