L’allontanamento dallo spazio pubblico ha avuto come inevitabile conseguenza l’allontanamento dall’interesse comune. Si aggiunga a questo l’ostentata predilezione a cui si è assistito per la ricostruzione dov’era com’era, per l’assurda ripetizione di anonimi edifici degli anni’70 identici a prima. La scelta poco lungimirante di osteggiare l’affermarsi di nuove soluzioni per l’abitare, la mancanza di un dibattito cittadino che si interrogasse sulle scelte fatte o da farsi, ha generato agli occhi dell’opinione pubblica l’evidenza che l’unica cultura degna di questo nome fosse quella prodotta in epoche remote, confinata in un irriproducibile passato da proteggere ad ogni costo.
Così Francesco Giancola e Alessia Rossi, i progettisti della riqualificazione di piazza Regina Margherita e Largo Tunisia restituite oggi alla città dell’Aquila grazie al contributo della fondazione Carispaq.
Piazza Regina Margherita è caratterizzata da un’implicita complessità: da un lato la storica facciata del Tritone testimonia la resilienza della comunità aquilana, che a seguito del disastroso sisma del 1703 trasformò le macerie della chiesa di San Francesco in piazza Palazzo in una quinta urbana; dall’altro l’attuale concentrazione di bar e attività commerciali nei pressi delle piazze ha alimentato una vivace vita notturna, mentre di giorno prevale la trasandatezza e incuria nei confronti di uno spazio semi abbandonato, utilizzato come parcheggio o deposito di spazzatura. La bella facciata del Tritone risulta pressoché nascosta ai passanti. L’aiuola centrale, recintata a delimitare uno spazio verde poco curato, è un ostacolo sia per le visuali che per l’aggregazione sociale. L’inaccessibilità della piazza, che si traduce nella negazione della sua valenza di spazio pubblico, favorisce l’utilizzo delle strade circostanti come luogo di risulta o junkspace, utile solo al parcheggio selvaggio delle autovetture e al deposito della spazzatura. Largo Tunisia versa in condizioni del tutto simili alla vicina Piazza Regina Margherita: la piccola aiuola con l’albero centrale è occlusa dalle automobili, la mancanza di decoro urbano e la trasandatezza dello spazio fanno sì che nessuno si ricordi di questo luogo, che pur si colloca in una strategica posizione a ridosso di Corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dalla Fontana Luminosa. Questo, lo stato di fatto descritto dallo studio di progettazione.
La presenza dei residenti, dei commercianti e il vivace flusso di cittadini che ogni giorno attraversano questi spazi segnala l’urgenza di una riqualificazione urbana capace di creare uno spazio inclusivo che possa al contempo diventare messaggero di bellezza e armonia. Il disegno di Piazza Regina Margherita ha avuto i seguenti obiettivi: valorizzare la fontana del Tritone non solo attraverso il restauro delle sue superfici ma anche garantendone la vista da Corso Vittorio Emanuele; creare uno spazio accessibile a tutti, con grandi sedute che possano ospitare ogni fascia d’età senza pregiudizio né emarginazione; eliminare la presenza delle autovetture e dei parcheggi selvaggi dall’ambito pubblico. Eliminata l’aiuola centrale, appare evidente e suggestivo il contrasto tra la rigorosa facciata ottocentesca del Tritone e le forme organiche che delineano le chiome degli alberi. Ecco che il disegno della nuova pavimentazione diventa sintesi di questo contrasto: due linee curve, che si generano dai piedi delle lesene della facciata del Tritone, organizzano lo spazio pubblico definendone, in un semplice gesto, le sedute, gli spazi verdi e quelli pavimentati.
Da corso Vittorio Emanuele queste due linee, che si trasformano in due lunghe sedute di pietra, abbracciano lo spazio pubblico e accolgono il passante invitandolo alla sosta e alla contemplazione. Ne risulta un’immagine di pacata bellezza, un impulso verso un’identità culturale orgogliosa della propria contemporaneità e rispettosa del proprio passato.
Il progetto di riqualificazione di largo Tunisia propone, con il medesimo linguaggio, la riorganizzazione dello spazio pubblico attorno alla preesistente aiuola centrale, che viene ridisegnata dalla nuova seduta in pietra. La pavimentazione delle piazze è bicolore: bianca (in linea con la cromia del futuro progetto di ripavimentazione del Corso) e rosa, richiamando i colori della facciata del Tritone, tipici della tradizione aquilana. La seduta ha una profondità di 50 cm ed è realizzata in blocchi di pietra bianca. Al di sopra delle sedute sono disposte alcune panchine con schienale in legno, per rendere più confortevole la sosta alle persone meno giovani. Le aiuole sono delimitate da lastre verticali di acciaio corten, che ben si integrano nel contesto storico. L’acciaio corten è riproposto anche nei pali per l’illuminazione: iconici lampioni che rievocano la sagoma dei tronchi degli alberi, minimalisti ed eleganti illuminano lo spazio con proiettori Led evitando fenomeni di inquinamento luminoso e limitando al contempo il consumo energetico.
Si ricolloca infine la vecchia fontanella in ghisa, restaurata, lungo il lato nord prospiciente alla via Castello, di fronte l’ingresso del Palazzo Lucentini-Bonanni.
…Non è sufficiente riempire una piazza di alberi per credere di aver dato un impulso al suo spazio pubblico, né in termini bioclimatici né sociali, anzi, con ogni probabilità, si fallirà in entrambi i casi. La ricostruzione dello spazio pubblico deve partire dalla ricomposizione della concittadinanza, del senso di appartenenza alla comunità, nella convinzione che costruire muri che separano dalle paure non ha mai tenuto al sicuro nessuna popolazione, anzi quasi sempre ne ha esacerbato i conflitti. Non c’è una ricetta pronta all’uso, non esiste una soluzione buona per tutto. Come sciveva Bauman, ognuno di noi dovrebbe “emulare i veri poeti e giungere il più vicino possibile a scoprire le ancora occulte possibilità umane; e per fare ciò dobbiamo abbattere i muri dell’ovvio e dello scontato”, concludono i progettisti.