Linee guida orientative per ambienti di apprendimento e didattica che saranno alla base dei concorsi di progettazione delle nuove scuole previste dal Pnrr, sono state presentate qualche giorno fa in occasione della Triennale di Milano, dal ministro Bianchi e il gruppo di lavoro che le ha predisposte. Un decalogo con le caratteristiche principali che una scuola per il futuro dovrebbe avere, frutto di un confronto con pedagogisti ed esperti, per essere non solo luogo di formazione, ma anche centro di socialità e presidio per il territorio di riferimento. Progettare, costruire e abitare la scuola, è il titolo del documento.
Dunque una scuola di qualità, con un’architettura che consenta a tutti di riconoscere il suo ruolo civico nel territorio. Una scuola a basso consumo, concepita con il più basso impatto ambientale possibile e con contenute necessità di manutenzione. Una scuola sostenibile, costruita con materiali eco-compatibili, di provenienza locale o riciclati. Una scuola aperta, un luogo permeabile con spazi accoglienti per la comunità anche oltre l’orario scolastico. Una scuola fra dentro e fuori, in cui gli spazi esterni, come cortili, terrazze, giardini pensili, siano anch’essi ambienti di formazione una predilezione, tra i materiali, per il legno con un’attenzione agli spazi esterni pari a quella per gli interni.. Una scuola per apprendere meglio, in cui l’aula sia il fulcro di un sistema flessibile in grado di ospitare diverse configurazioni e allargarsi agli spazi limitrofi, a seconda dell’esigenze della didattica. Una scuola per chi ci lavora, in cui gli ambienti per il personale siano ripensati come risorse dell’azione educativa e favoriscano la co-progettazione. Una scuola per i cinque sensi, per favorire un apprendimento che coinvolga intenzionalmente corporeità e movimento, efficace e inclusivo. Una scuola attrezzata, in cui gli arredi possano essere resi funzionali in base alle esigenze di volta in volta diverse. Una scuola connessa, con nuove tecnologie in tutti gli ambienti, stabili, veloci, sicure, protette e capillari.
Il gruppo di lavoro è composto dall’arch. Massimo Alvisi; arch. Sandy Attia; arch. Stefano Boeri; arch. Mario Cucinella; dott. Andrea Gavosto; arch. Luisa Ingaramo; prof. Franco Lorenzoni; dott.ssa Carla Morogallo; arch. Renzo Piano; dott.ssa Raffaella Valente, arch. Cino Zucchi.
Un nuovo modo di concepire gli edifici scolastici porta con sé un nuovo modo di fare scuola. Il documento delinea princìpi che orientano la progettazione e la costruzione di nuovi istituti scolastici, ma anche i comportamenti di chi li abita, studentesse, studenti, personale scolastico, famiglie e comunità, ha commentato il ministro Patrizio Bianchi. Ringrazio tutti i componenti del gruppo di lavoro per il loro contributo: un atto di civismo importante. Il Pnrr è un’azione collettiva per il presente e il futuro delle nuove generazioni. Dopo settimane di lavoro, posso annunciare inoltre che abbiamo aumentato le risorse a disposizione del bando, dagli iniziali 800 milioni previsti a circa 1,17 miliardi.
Abbiamo immaginato il futuro della scuola, la più estesa infrastruttura sociale del nostro Paese, come uno spazio sostenibile perché autosufficiente dal punto di vista energetico e insieme verde, a contatto con la natura, ha spiegato Stefano Boeri. Abbiamo immaginato per le nuove scuole un’architettura attrattiva e aperta tutte le ore del giorno, tutti i giorni dell’anno e per tutte le età. Un luogo di formazione e di incontro. Il cuore civico dell’Italia del futuro.
Quando si costruiscono nuove scuole, ha aggiunto Andrea Gavosto, direttore della fondazione Giovanni Agnelli, ma anche quando si interviene su quelle già esistenti per rinnovarle e riqualificarle, l’obiettivo di offrire agli studenti spazi e ambienti di apprendimento favorevoli all’innovazione didattica deve essere al centro dei nostri pensieri, non meno delle preoccupazioni per la sicurezza e la sostenibilità. Le scuole sono destinate a durare a lungo, talvolta decenni. Perciò vanno pensate per accompagnare e adattarsi nel tempo all’evoluzione di come si insegna e di come si impara.
Winston Churchill disse un giorno ‘diamo forma ai nostri edifici, e da quel momento i nostri edifici danno forma a noi’, ha ricordato Cino Zucchi. Una scuola contemporanea deve saper incarnare nei suoi spazi fisici e nel suo rapporto con l’intorno urbano tutti i valori di questo secolo – primi tra tutti sostenibilità e inclusività – attraverso una pedagogia ‘implicita’ e aperta piuttosto che prescrittiva. Tra gli estremi del monumento e del puro contenitore, gli edifici scolastici dovranno favorire nuovi modelli di apprendimento ospitandoli in un luogo accogliente e flessibile, capace di diventare lo sfondo amato di una comunità allargata e di dare forma alla metamorfosi ambientale delle città.
La priorità a un modello pedagogico chiaro e di prospettiva, ha sottolineato infine l’arch. Luisa Ingaramo di Compagnia di San Paolo, rispetto al quale gli spazi, la progettazione architettonica e gestionale delle scuole costituiscono lo strumento e non l’obiettivo, l’accessibilità per tutte e tutti delle scuole che rappresentano un vero e proprio presidio di cittadinanza, permeabile al territorio e in dialogo con le persone che la abitano.