In una situazione gravemente compromessa dagli squilibri e dagli errori commessi dalla Giunta regionale e dai precedenti vertici dalla Asl1 in questi anni, devo riconoscere che il Direttore generale, Ferdinando Romano, sta muovendo passi decisivi per la soluzione di problemi cronici oggetto di mie battaglie nel corso degli anni, riporta il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, e di questo gliene rendo merito; ne cito quattro per tutte:
1) L’inserimento nell’elenco della Regione Abruzzo dell’acquisto di una PET Tc fissa (finora solo mobile) con i fondi del Pnrr;
2) L’avvio dell’iter del progetto di dotare il San Salvatore – che ha costi di gestione di 16mln di euro annui – di un impianto fotovoltaico sul tetto per l’approvvigionamento energetico;
3) La possibile permuta del palazzo ex Inam di via XX Settembre da adibire a parcheggi per una adeguata funzione urbana;
4) L’avvio immediato dei concorsi per i primari della Asl1.
Ciononostante l’ospedale San Salvatore, che resta una struttura di grande qualità a livello regionale grazie agli sforzi del personale e alle eccellenze professionali che vi operano, si scontra con difficoltà e carenze per responsabilità dell’attuale Giunta regionale, denuncia Pietrucci.
1) Per l’ emergenza Covid alle Asl sono stati assegnati in una prima tranche di fondi:
58 milioni di euro a Pescara;
48 milioni di euro a Teramo;
48 milioni di euro a Chieti;
Soltanto 19 milioni di euro all’Aquila che ha avuto il maggior numero di casi Covid in rapporto alla popolazione.
La seconda tranche non ha riequilibrato di certo la situazione tra le province: le quattro Asl che pure hanno avuto tutte un’analoga perdita finanziaria, hanno rispettivamente ricevuto dal fondo sanitario regionale:
Pescara 23 milioni di euro;
Teramo 25 milioni di euro;
Chieti 13 milioni di euro;
L’Aquila 1 milione di euro.
Questo squilibrio di risorse costringe a una politica di soli risparmi che dal punto di vista delle strutture, dei macchinari, del personale e delle prestazioni rischia di far diventare il San Salvatore, così come i presidi di Avezzano e Sulmona, sempre meno efficaci ed efficienti malgrado gli sforzi dei medici, degli infermieri, OSS e amministrativi.
2) Durante la fase più intensa di monitoraggio Covid, con la campagna a tappeto dei tamponi, hanno deciso di dare 8 milioni di euro all’Istituto Zooprofilattico di Teramo per processare i tamponi invece di investire 180mila euro per adeguare i livelli di sicurezza del Laboratorio Analisi aquilano.
3) Il Covid hospital realizzato a Pescara e di fatto quasi completamente inutilizzato per carenza di personale medico specializzato, servirà a creare un DEA di II Livello sulla costa mentre all’Aquila, a 13 anni dal sisma, ci sono ancora parti dell’ospedale transennate, la mensa è ancora nei container, e si raschia il fondo del barile per riaprire il tunnel di collegamento del Delta 7.
4) Nei 410 milioni di euro destinati da Marsilio-Verì all’edilizia sanitaria abruzzese, scompare il presidio aquilano a favore degli altri ospedali regionali; L’Aquila si dovrà accontentare solamente della postazione del 118 senza veder realizzati una nuova ala per il Pronto Soccorso, il reparto di Rianimazione, i Servizi di Diagnostica e nuove sale operatorie.
5) La Centrale Unica regionale del 118, che doveva essere collocata all’Aquila e finanziata con oltre 6 milioni di euro, oggi avrà la metà dei fondi, la gran parte dei quali frutto della donazione di 2,6 milioni dell’Emilia Romagna; anche il reparto di Rianimazione Covid, inaugurato in pompa magna da Marsilio e sodali, è stato realizzato con le donazioni dell’Aquila per la Vita: sono gesti importanti che non possono sostituirsi ad una corretta ed equa programmazione e distribuzione delle risorse da parte della Regione.
6) E’ svanito il progetto di un’aula da 450 posti, costringendo la Asl1, unica in Abruzzo, ad affittare spazi esterni e a pagare per svolgere corsi di aggiornamento del personale, convegni o eventi scientifico-sanitari.
7) I cittadini soffrono per la clamorosa lungaggine delle liste d’attesa accumulatesi durante la pandemia per gli esami diagnostici e gli interventi ordinari in tante patologie. E l’assessore regionale Verì ancora non presenta un piano adeguato di riassorbimento di queste liste.
8) Urgente e drammatica è, infine, la carenza di personale.
In questi anni di emergenza sanitaria il personale a tempo indeterminato della ASL1 è addirittura diminuito passando dai 3mila 249 addetti del 2019 ai 3mila 167 del 2020, aggravando ulteriormente la cronica carenza di personale che è inferiore di almeno 800 unità rispetto all’organico previsto.
Centinaia di lavoratori che in pandemia e ancora oggi subiscono turni massacranti e di fatto svolgono mansioni fondamentali in modo integrato al personale di ruolo medico, infermieristico e amministrativo; tra loro, molti sono da anni nella più assoluta precarietà, alle dipendenze di agenzie di lavoro interinale o cooperative, con un aggravio rilevante di costi.
Si calcola che se la Asl internalizzasse questi servizi – come sta avvenendo in tutte le altre Regioni italiane – e il personale precario fosse assorbito con una riserva concorsuale o con società in house pubbliche – come tutta la politica chiede – ci sarebbe un risparmio annuo minimo di circa 15 milioni di euro.
In questo scenario, non si è riusciti peraltro neanche a realizzare un adeguato programma di interventi e investimenti nella Medicina territoriale di base, conclude il consigliere Pd, che resta la migliore forma di prevenzione, di cura e di assistenza per una popolazione che vive in un’area montana e disagiata.