In questi sei anni dal sisma del 2009 non è stato fatto nulla contro lo spopolamento. Con il sussidio dell’autonoma sistemazione il numero dei residenti è rimasto invariato, facendo un monitoraggio oggi che il sussidio non c’è più, al di là dell’ufficialità comoda che annualmente rileva la popolazione, potremmo avere un dato realistico e capire quanta gente è andata via. Mentre è sempre più cupa la tristezza dei 19 quartieri dormitorio del Progetto case, nei quali le decine e decine di richieste per insediarvi attività commerciali sono ignorate negli uffici comunali da oltre due anni, e non ci sono notizie sul nuovo piano commerciale per dare aspettative stabili a chi vuole investire per l’ultima volta in un negozio, senza provvisorietà. Nel documento preliminare per il nuovo Piano regolatore dell’Aquila, votato qualche giorno fa dalla Giunta Cialente, ipotizzano il recupero di tutto quanto sia nato dopo l’emergenza, per farlo rivivere in una rinnovata coesione sociale, economica ed ambientale. Tante belle idee studiate a tavolino a sei anni da un devastante terremoto, quando la città ha già preso un’altra strada e se continuano a fare solo teorie, questo sarà il nostro futuro, dov’è tutto strano, disgregato, niente di normale mentre quei 19 quartieri del Progetto case e Map resteranno dimenticati, basti pensare all’Adunata degli Alpini che non li ha proprio calcolati. E non esisterà neanche più un centro storico nemmeno nell’impostazione. Sei anni fa c’erano gli uffici, l’università ed un centro commerciale naturale, le frazioni già tendevano allo spopolamento, c’erano poi i due nuclei industriali che con il sisma hanno attratto uffici, il polo giudiziario, servizi e commercio, nuove centralità, che secondo il documento non dovranno andare perse, e così propone di lasciare le sedi operative degli uffici in periferia e quelle di rappresentanza dovrebbero tornare in centro, mentre i quartieri dell’emergenza servirebbero in parte la protezione civile, in caso di calamità naturale, per progetti di riqualificazione urbana e paesaggistica, e parchi urbani o a servizi pubblici e privati. Di fatto siamo immobili da sei anni e la città mette radici nella dispersione.