Gae Aulenti, l’architetta scomparsa nel 2012, con i colleghi Gregotti e Fuksas firmò nel 2009 un appello contro le speculazioni urbanistiche di questi anni le licenze facili ed i permessi edilizi fai da te, decretano la fine delle nostre malconce istituzioni – scrivevano su Repubblica – il territorio, la città e l’architettura non dipendono da un’anarchia progettuale, che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. Quell’appello resta nella storia e nella sensibilità di quanti avrebbero voluto un piano vero per L’Aquila, fatto di recuperi urbani omogenei, belle architetture e controlli ferrei sulle malte e sui nuovi progetti. La Aulenti non è riuscita ad inaugurare il nuovo aeroporto di Perugia ed Assisi, per il cui progetto aveva prediletto il rosso come il cotto delle case umbre, e il verde come gli ulivi sulle colline di Gubbio, colori importanti, studiati perché restassero impressi nelle persone che mai, passando per Perugia, avrebbero dovuto pensare di trovarsi in uno scalo come tanti. Aveva trovato l’ispirazione vivendo l’Umbria e aveva lavorato a quel progetto con passione, il cratere d’Abruzzo invece, continua ad essere solo la vetrina per mettersi in mostra e alla portata di tutti, dagli atenei in cerca di pubblicazioni, agli avventurieri o professionisti in cerca di celebrità senza averne la stoffa, ha trovato spazio chiunque. Perfino sul Progetto case si sono sbizzarriti, oltre che negli affari, nelle fogge e nei colori delle piastre senza conoscere la storia e le radici della comunità che affondano nelle montagne, nel verde, nei colori della roccia e in quelli delle malte medievali, rispettate solo dalle Sovrintendenze, nel rifacimento di alcuni palazzi vincolati visibili in centro storico e su via XX Settembre. Ci fosse stata una sola idea espressa dalla comunità, un Urban center sta nascendo in questi mesi, a sei anni da sisma, di certo non riuscirà ad interferire sui molti giochi urbanistici ed edilizi già conclusi. Insisto sull’importanza delle architetture della nuova città continuando a sperare che non sia troppo tardi, non ci si può arrendere all’evidenza di costruzioni identiche alle speculazioni urbanistiche degli ultimi decenni.