Il 2 maggio riaprirà la Basilica di San Bernardino nel centro storico dell’Aquila, in questi sei anni dal sisma del 2009 l’ha sostituita una struttura provvisoria fatta in periferia, che gli aquilani non hanno mai visto come una loro chiesa. Si tratta di strutture provvisorie, saranno rimosse quando il complesso di San Bernardino sarà ripristinato, dichiarò Cialente nel 2010 a L’Unità, cercando di smorzare il malcontento della città per quella brutta forzatura urbanistica imposta da Guido Bertolaso, su pressione personale di Quirino Salomone della Mensa di Celestino, e costata 4milioni di euro, di cui 3 provenienti dalla Protezione civile, ed uno dalla raccolta fondi del quotidiano Il Centro. Soldi che avremmo voluto spendere meglio e invece no, è stata realizzata in tempi record ed inaugurata esattamente un anno dopo dal sisma, autorizzata per due anni al massimo e comunque non oltre la durata dei lavori della Basilica quattrocentesca in centro storico. E’ dunque arrivato il momento perché il governo di questa città si pronunci, tanto per non avallare diritti inesistenti, sottraendo peraltro un’ampia zona demaniale, acquistata dall’amministrazione qualche anno fa, ad un vasto progetto di riqualificazione pubblica che dovrebbe comprendere anche quel fazzoletto occupato da Salomone dal socio Giorgi e dalla Mensa di Celestino, che pure ha una struttura di proprietà in centro ed è lì che dovrebbe premere per tornare, non lo fa, e quindi già si prevede come andrà a finire. Come promesso dal Sindaco cinque anni fa, quella struttura deve ora diventare altro, oppure essere rimossa, altrimenti si acquisiranno dal nulla diritti da far valere in qualsiasi tribunale per strutture, come quelle insediate in quei pressi, che in cinque anni si sono allargate nell’indifferenza generale a fare anche altre attività. La chiesa è dello studio d’architetti Antonio Citterio e Patricia Viel, l’amministrazione deve condividere con la città la destinazione futura, con intenti nuovi e da sottoscrivere in un atto pubblico.