Se mi avessero detto anni fa, il 28 settembre 2021 sarai ad inaugurare il Parco della Memoria mi sarei fatto una risata, l’intervento di Massimo Cinque, che in quella terribile notte del 6 aprile 2009 perse l’intera famiglia. Sono quei momenti in cui ti passa davanti tutta la vita, 12 anni della mia vita, sono cresciuto in questo piazzale, sono nato e ho abitato qui fino al 1978, ho giocato qui, i miei figli di 12 e 10 anni sono nati qui. Le polemiche ci saranno sempre, mettiamole da parte, non possiamo piacere a tutti, è una bella giornata del ricordo l’importante è ottenere il risultato. I nostri 309 angeli sono volati in cielo ma continuano a essere sempre presenti, vicini a noi, sarebbero contenti di questa giornata. Se rinunciamo al ricordo e alla memoria non ci resta più niente. La nascita di questo Parco è un fatto importante per la città, ad alcuni piacerà, ad altri no, l’importante è che sia stato realizzato. Al presidente Draghi e al ministro Carfagna dico solo di investire di più sulla prevenzione. Lo abbiamo sempre detto, ha aggiunto, i terremoti non si possono prevedere però si può costruire bene, dobbiamo andare avanti nel ricordo, nel dolore e nella loro memoria, questo è il messaggio importante che deve passare.
Era sereno Massimo Cinque, per lui non è più tempo della rabbia e del dolore sordo, delle polemiche e dei veleni, è tempo di andare avanti e di ricominciare con questo luogo che sarà per la comunità ricordo e memoria, comunità stretta insieme, per non dimenticare i propri morti.
Un passaggio di pacificazione, di pacificazione collettiva, di invito a non disperdere energie nella polemica ma a metterle insieme perché questo Parco diventi gioia, gioco, vita, spinta a fare di più per la ricostruzione pubblica e sociale per cominciare a rompere i muri delle differenze, di chi ha avuto i morti e chi invece non può capire ed è costretto al silenzio, a subire la rabbia di chi ancora non riesce a fare pace con il dolore perché non ha avuto giustizia e in effetti giustizia non c’è stata, ma dobbiamo andare avanti per non dimenticare mai quello che è stato, perché prevenzione non è ancora cultura. C’è tanto da fare, bisogna ricominciare a lavorare tutti, col cuore in pace.
Prevenzione e sicurezza, e poi scuole, ospedali, chiese e infrastrutture c’è tantissimo ancora da fare per i nostri morti, per noi e per i giovani che stamattina erano al Parco della Memoria, con Chiara Coletti, nata nel 2009 e alunna dell’istituto comprensivo ‘Cesira Fiori’ San Demetrio-Rocca di Mezzo, due dei cinquantasette centri colpiti dal sisma e con Ludovica Dionisio, anch’essa nata nel 2009, ha frequentato la scuola primaria Mariele Ventre, demolita e ricostruita a seguito del sisma e inaugurata nel gennaio 2020, oggi è all’istituto comprensivo Patini, ha deposto una rosa rossa e una rosa bianca ai piedi della stele in cui sono riportati i nomi delle vittime.