Comunità resilienti nei territori del post sisma sono al centro della sezione Storia di un minuto, sezione del Padiglione Italia, curato da Alessandro Melis, che ha visto la collaborazione di ActionAid Italia onlus e del Gran Sasso Science Institute. Inaugurata il 22 maggio, la Biennale di Architettura sarà visitabile fino al 21 novembre.
Ideata da Alessandro Gaiani, Emilia Giorgi e Guido Incerti la sezione regala spazio e luce le storie delle comunità e dei luoghi colpiti dai principali terremoti in Italia dal 2009 a oggi, dall’Aquila all’Emilia Romagna all’Appennino del Centro Italia, si legge in una nota.
L’esposizione prende avvio da un’infografica incentrata su un approfondito studio della vulnerabilità della penisola a cura del GSSI e si espande attraverso tre progetti artistici di Göran Gnaudschun a Onna, commissionato dal Goethe-Institut Italia in collaborazione con Onna onlus; di Alessandro Imbriaco nella zona di Ussita e di Antonio Ottomanelli all’Aquila. Un percorso narrativo che interpreta alcune delle esperienze più interessanti sviluppate dagli abitanti dei centri colpiti dal sisma, con l’obiettivo di immaginare una ricostruzione non solo fisica ma anche sociale.
L’esperienza aneddotica degli ultimi tre sismi, L’Aquila 2009, nord Italia 2012 e centro Italia 2016/2017, aiuta nello sforzo collettivo di raccolta e trasmissione della conoscenza. Sulla base di questo obiettivo abbiamo realizzato una serie di rappresentazioni che, attraverso una grafica semplificata, sono in grado di evidenziare le relazioni tra ambiente antropico e ambiente naturale, spiega il gruppo di ricerca dell’area Social sciences del GSSI costituito da Sara Caramaschi, Fabiano Compagnucci, Marco Modica, Adriana Pinate.
Stimolare la resilienza delle comunità colpite è cruciale per garantire oggi e in futuro una risposta collettiva a fenomeni che, in un territorio come quello italiano, sono tutt’altro che eccezionali, aggiunge Eugenio Coccia, rettore del Gran Sasso Science Institute.
Un’occasione per portare il nostro territorio fuori le mura che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera comunità, in questo percorso di rigenerazione sociale appena agli inizi e tutt’altro che facile, anche alla luce delle ulteriori problematiche innescate dalla pandemia ancora in corso.