Il Cipe ha assegnato un miliardo 126 milioni e mezzo di euro, per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione degli immobili privati distrutti o danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in base alle somme stanziate dal decreto legge n. 43/2013, dalla legge di stabilità n. 147/2013, dal decreto legge n. 133/2014, e dalla legge di stabilità n. 190/2014, di cui:
circa 802,5 milioni di euro per il Comune di L’Aquila,
circa 192,2 milioni di euro per gli altri 56 comuni del cratere,
circa 131,7 milioni di euro per i comuni fuori del cratere.
Sono stati anche assegnati 6,9 milioni di euro per servizi di natura tecnica e assistenza qualificata sia in favore delle amministrazioni del territorio direttamente coinvolte nelle attività di ricostruzione, gli Uffici speciali, sia in favore della Struttura di missione, di cui è titolare Giampiero Marchesi, che piloterà le fila strategiche di ogni decisione. Infine, informa il Governo, dopo una ricognizione delle risorse residue, sono stati assegnati 86,3 milioni di euro a copertura di anticipazioni garantite dal Commissario delegato per la ricostruzione. Di certo una boccata d’ossigeno che non bloccherà i cantieri e manderà avanti le pratiche, il problema sono le ingenti risorse che continuano ad essere accantonate per impegni di cui bisognerebbe sapere di più. Quasi sette milioni di euro, praticamente di consulenze ed incarichi non meglio specificati negli Uffici speciali, ai quali si aggiungono anche le prebende per altri contratti nella Struttura di missione, e non è un buon segno. Nell’Ufficio speciale per L’Aquila lavorano 50 assunti, oltre a consulenti e tecnici altamente qualificati che costano allo Stato un milione e mezzo di euro l’anno, con il risultato di aver girato al Comune solo poche decine di pratiche al mese istruite, per concedere il contributo ed aprire i cantieri, e non è un buon risultato. A ciò si aggiunge la Struttura di missione che vorrà altri suoi, mentre L’Aquila a sei anni dal sisma è ancora distrutta.