Va davvero alla grande la ricostruzione privata 2009, siamo quasi alla fine e anche la Struttura di missione, da Roma, ha fatto il punto soddisfatta dei numeri, ma il problema, a 12 anni dal disastro che ha cambiato la nostra storia, è anche la qualità del costruito: possiamo dirci soddisfatti? Non proprio.
Oltre 4mld per la ricostruzione privata nel Comune dell’Aquila per 25mila 671 interventi finanziati, ne sono in corso ancora 5mila 333. Sempre di quelli finanziati, perché poi una comunicazione istituzionale può anche non dire quanti ne restano da finanziare, ma comunque siamo a buon punto. Hanno erogato oltre 3mld e mezzo di euro.
Per i Comuni fuori cratere su 370mln e mezzo di euro finanziati, ne sono stati erogati circa 250, per 4.769 interventi, di cui 1.010 ancora in corso.
Poi gli altri Comuni del cratere, un mld 715 mln di euro circa finanziato, erogato un mld 159mln circa, per 16mila 147 interventi, di cui 1.840 ancora in corso.
Bene. E la qualità del ricostruito?
Stiamo spendendo oltre 6miliardi 255milioni 414mila, 527 euro, buttato cemento su cemento nei centri storici e nelle periferie, senza averle riqualificate e senza una pista ciclabile, per non parlare delle pezze a colori nelle frazioni aquilane che non sono mai state regolamentate, mai ripensate urbanisticamente, parecchie non hanno neanche la piazza, ma 12 anni fa armavamo guerriglie per dire che il Piano di ricostruzione non serviva, era del tutto inutile, com’era e dov’era nei centri storici, nessuna modifica al Piano regolatore del 1975, e infatti andiamo avanti a suon di varianti per demolire e ricostruire a caiser, senza avere un canovaccio, un sentiero, tantomeno il rispetto di quell’edilizia minore, in particolar modo evidente su via Garibaldi, che comunque avrebbe dovuto avere ben altro rispetto culturale e urbano.
Faccio fatica a passare per via Sallustio per come sta rinascendo, bruttissima via XX Settembre, sia in alcuni stralci di quelle che avrebbero dovuto essere ricuciture col tessuto del centro storico che per il resto, basti riflettere su quei pezzi di palazzo ingessato di fronte al Tribunale, per rendersi conto di che parliamo, e infatti i vendesi e gli affittasi restano imbalsamati lì da mesi.
E faccio fatica ad andare per i vicoli del centro, perché lasciando per un attimo l’asse centrale, è facilissimo imbattersi in gioielli di ricostruito incastonati in mezzo a porcherie finanziate con milioni di euro senza che la mano pubblica abbia mostrato il benché minimo interesse a mettere dei paletti e a recuperare il recuperabile dell’antica pianta medievale.
Troppe battaglie, tutte evidentemente perse. Mi auguro che Porta Barete, su cui il grandioso e indimenticato giornalista Peppe Vespa fece, per primo contro tutti e contro la cecità prepotente dell’allora assessorato alla ricostruzione, una battaglia epocale, rinasca architettonicamente degna del nome che porta e cioè il varco più antico di accesso alla città trecentesca. Non so quanto gli Uffici speciali, oggi, possano davvero intervenire sulla qualità del ricostruito, temo possano fare davvero poco con un’impostazione così menomante di ormai dodici anni fa.
La Struttura di missione cita infine alcuni esempi di ricostruzione pubblica: scuola primaria di Celano, scuola dell’infanzia di Capitignano, chiesa di San Vito alla Rivera, MUNDA alle 99 Cannelle, scuola primaria di Avezzano e l’asilo di Onna, plesso scolastico a Raiano, Auditorium di Shigeru Ban del ‘Casella’, centro culturale a Tornimparte, scuola elementare di Anversa degli Abruzzi.
Esempi che narrano la più totale assenza di conoscenza del territorio da parte della romanissima Struttura di Missione perché la ricostruzione pubblica resta all’anno zero: 2mld 848mln 589mila, 924 euro di importi programmati, che vuol dire programmati quanto altro c’è da programmare? si può sapere oppure no?, oltre 2mld e mezzo di euro finanziati; un mld 636mln di euro erogati, per circa 1.500 interventi, 893 conclusi, 587 in corso, 19 annullati. Che vuol dire annullati? E comunque, francamente, il bilancio di questi anni è quello che è.