Il Comune dell’Aquila ha predisposto il documento preliminare del nuovo Piano regolatore, quello vigente è del 1975. A leggerlo a grandi linee mostra 500 pagine di teorie, di dati messi insieme e neanche attendibili, che forniranno nell’atto definitivo, con cui fronteggiare un territorio saccheggiato da un’urbanistica selvaggia, riempito di case e residenze di ogni tipo, violato dalle troppe varianti urbanistiche di quarant’anni di clientele politiche e che deve fare i conti, dopo il sisma, con circa 5mila alloggi dell’emergenza in più, moduli provvisori per la gran parte delle scuole e un 2mila manufatti temporanei, rimandando anche in questo caso, il dato certo, alla stesura finale. 132 ettari di terreno dove non si potrà costruire per la presenza della faglia, pericoli di dissesto e accelerazioni sismiche per 3.520 abitanti non insediabili, e in più, 513 ettari di aree a vincolo decaduto, su cui, ma l’iter d’approvazione è ancora in corso, si potrà edificare il 35% di terreno. Su tutto questo, dove non si possono tralasciare gli indici edificatori concessi dai commissari, resterebbero circa 13mila di potenziali nuovi abitanti a cui, secondo il futuro Piano regolatore, poter dare altre case. Il documento preliminare cita l’Ocse, che dopo il sisma disse di dover fare i conti con tutte le case in più che avremmo avuto finita l’emergenza, soprattutto nelle frazioni, e che non saranno utilizzate perché c’è una sicura tendenza allo spopolamento. E comunque emerge l’urgenza di riqualificare il tessuto urbano, la rigenerazione urbana a cui si rifanno citando la Dichiarazione di Toledo del 2010 con cui enunciano tutta la serie di temi dall’eco efficienza alla mobilità sostenibile, dalla gestione dei rifiuti alle energie rinnovabili e al riuso dei suoli, fino a raggiungere una rigenerazione complessiva che possa trainare il rilancio economico. Le potenzialità edificatorie che restano, evidenziano i redattori, non è detto debbano essere usate tutte, potranno essere anche trasferite ma il problema è culturale, è dal 2007 che Cialente è sindaco dell’Aquila le politiche urbane d’innovazione devono attecchire bene per poter crescere, e in quasi un decennio di nulla ed un sisma che non ha sollecitato nuovi approcci, è difficile puntare in alto concretamente.