Due imprenditori nel settore della distribuzione di apparati medicali per multinazionali, un agente di commercio e il primario della Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, il professor Gabriele Di Giammarco, già interdetto nell’ambito di un’altra inchiesta, sono stati arrestati ai domiciliari oggi dalla Guardia di Finanza di Chieti nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Chieti per frode in forniture e approvvigionamento di protesi cardiache e altri dispositivi medicali da parte dell’Asl di Chieti per conto della Cardiochirurgia.
Un fenomeno di corruzione sistemica, secondo la definizione degli inquirenti, nell’acquisto di protesi cardiache, valvole cardiache pagate il doppio del prezzo di mercato, ma anche altro materiale, fra cui una pinza suturatrice, colla emostatica riassorbibile, cannule biomedicus, utilizzati nell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti.
Le accuse a vario titolo vanno dalla corruzione, alla turbativa d’asta, dal falso, all’omicidio colposo.
Sette le persone indagate, per quattro delle quali è stata appunto disposta la custodia cautelare ai domiciliari, nell’inchiesta condotta per oltre un anno dalla Guardia di Finanza di Chieti, con il colonnello Serafino Fiore, e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica, Giancarlo Ciani.
Acquisti, dal 2011, per almeno otto anni con procedura negoziata, senza bando di gara, con dichiarazioni d’infungibilità del prodotto rese dal primario, oltre che per motivi di necessità e urgenza. Indagata per abuso d’ufficio anche l’attuale direttrice amministrativa dell’Asl teatina, Giulietta Capocasa, all’epoca dei fatti direttrice generale facente funzioni dell’Asl Lanciano/Vasto/Chieti, per l’acquisto di un’apparecchiatura in assenza, tra l’altro, di preventivo, attestando l’unicità del prodotto, con una delibera a contrarre della pubblica amministrazione.
Le indagini della Guardia di Finanza di Chieti, durate circa un anno, riguardano condotte illecite nelle procedure di approvvigionamento di materiali e dispositivi medici utilizzati dall’Unità operativa complessa, Uoc, di Cardiochirurgia dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti.
Le indagini hanno consentito di documentare l’esistenza di un articolato fenomeno di corruzione sistemica posto in essere dal primario di quel reparto fin dal 2011. Tale pratica, secondo gli inquirenti, è stata ulteriormente favorita dall’inerzia della governance dell’Asl di Chieti che, dal 2009 al 2019, non ha mai espletato alcun bando di gara pubblica per l’acquisto di dispositivi medici per l’Uoc di Cardiochirurgia.
Solo nel 2019 è stata predisposta e autorizzata la procedura per l’espletamento di una gara pubblica del valore di oltre 3milioni di euro, nel corso della quale sono state ulteriormente accertate condotte illecite da parte dello stesso primario.
Per consolidare il quadro probatorio, informano gli inquirenti, è stata necessaria una complessa disamina contabile amministrativa presso l’Asl 2 di Chieti, con il contributo fattivo dell’attuale direttore generale, che ha posto in evidenza come le protesi cardiache oggetto di indagine non solo sono risultate il dispositivo più utilizzato tra 2012 e 2019, ma anche quelle più onerose per l’azienda pubblica per un importo superiore al milione e mezzo di euro, pur essendo presenti sul mercato analoghe tipologie di valvole a costi inferiori, e inserite nel preesistente bando di gara del 2009.
Ringrazio e faccio i miei complimenti al manager Thomas Schael, commenta il presidente Marco Marsilio, mai come oggi appare felice la scelta di aver affidato questa Asl a una persona estranea all’ambiente, ai suoi condizionamenti e scevra da pregiudizi e rapporti personali. Dopo almeno 10 anni di inerzia e disattenzione la Asl interviene a difesa dell’interesse pubblico.
Massima fiducia nel lavoro degli inquirenti nell’auspicio che sia fatta piena luce su quanto accaduto nel più breve tempo possibile, aggiunge l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì. Oltre a garantire la massima collaborazione da parte della Regione voglio puntualizzare che si tratta di una vicenda isolata e circoscritta, che non può e non deve in alcun modo oscurare il grande lavoro che, soprattutto in questo periodo di emergenza, i medici e tutti gli operatori sanitari stanno garantendo ai nostri concittadini.