L’inchiesta Do ut Des sulla presunta corruzione negli appalti post sisma, si è chiusa a luglio con l’assoluzione degli imputati, tra i quali politici ed ex assessori comunali. Per la giudice Alessandra Ilari, il fatto contestato non era previsto dalla legge come reato, e in attesa delle motivazioni, 90 giorni, alcuni legali ipotizzano il traffico d’influenze, oggi reato, all’epoca dei fatti no.
L’articolo 346 bis del Codice penale – Traffico d’influenze illecite, aggiunto con l’art. 1 della Legge 6 novembre 2012, n. 190, in ossequio a quanto disposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla corruzione, stabilisce che chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 318, 319, 319 ter e nei reati di corruzione di cui all’articolo 322 bis, sfruttando o vantando relazioni esistenti o asserite con un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322 bis, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità, come prezzo della propria mediazione illecita verso un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322 bis, ovvero per remunerarlo in relazione all’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, è punito con la pena della reclusione da un anno a quattro anni e sei mesi.
La stessa pena si applica a chi indebitamente dà o promette denaro o altra utilità.
La pena è aumentata se il soggetto che indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità, riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio.
Le pene sono altresì aumentate se i fatti sono commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie, o per remunerare il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322 bis in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio.
Se i fatti sono di particolare tenuità, la pena è diminuita.
Ed è fondamentale citare anche le virgole perché vorremmo capire come inquadrare, alla luce del 346 bis del Codice penale, i messaggi che la giudice di Do ut Des, Alessandra Ilari, inviò a Luca Palamara, il magistrato sotto inchiesta a Perugia per favori clientelismi e corruttele, nel 2017.
Il 6 settembre 2017 la Ilari scriveva a Palamara:
Buonasera sono Alessandra Ilari e ho avuto il suo contatto da B.F. vorrei se possibile un appuntamento per potermi presentare, in relazione ad una domanda per incarico semidirettivo che dovrebbe essere a breve discussa in commissione. Ti ringrazio anticipatamente.
Palamara: “Ciao Alessandra sto seguendo tutto ci vediamo con piacere venerdì o lunedì?”
Per me va bene anche venerdì a che ora?
Palamara: “Ci possiamo aggiornare per orario domattina?”
Ma certo! Grazie e scusa per il disturbo.
Palamara: “A presto”.
Buongiorno Luca, già puoi darmi qualche indicazione sull’orario?…..
Il 30 ottobre 2017, il plenum del Consiglio superiore della magistratura nominò all’unanimità Alessandra Ilari, presidente della sezione penale del Tribunale dell’Aquila.
Nella delibera di nomina si evidenzia il profilo di un magistrato di elevato livello sia per la qualità della sua produzione giurisdizionale sia per la notevole produttività con statistiche ottime sotto il profilo quantitativo. Vengono messe in risalto, in particolare, la capacità di approfondimento della materia di volta in volta a lei devoluta. Ma anche l’evidente sforzo di comprendere gli elementi di prova del procedimento attraverso un’approfondita analisi anche delle possibili prospettazioni alternative dei fatti, l’assoluta lontananza da forme di protagonismo e dalle possibili esposizioni mediatiche ecc. ecc.
Ecco, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, vorremmo fosse chiarito se ‘la domanda per incarico semidirettivo’, su cui chiede ‘un appuntamento’ a Palamara la giudice Ilari, fosse la nomina al Tribunale dell’Aquila e se questo passaggio possa configurare, oppure no, un traffico illecito d’influenze.
Restiamo in fiduciosa attesa, dovessero passare anche decenni.