In tempi eccezionali come quelli che stiamo vivendo, sono venute al pettine tutte le difficoltà, tutte le disfunzioni, tutte le ricadute negative di quella dalessandriana riforma regionale del Trasporto Pubblico che, forzando la definizione di servizio essenziale, porta oggi gli abruzzesi delle Aree Interne delle province di L’Aquila e Teramo a non avere, nei fatti, alcuna possibilità di relazione con la Capitale.
Torna a dibattere sull’argomento, Domenico Fontana, segretario generale Filt-Cgil L’Aquila Teramo, definendolo il grande bluff, da noi sempre denunciato, del mercato regolatore e capace di offrire servizi migliori ai cittadini, si è disfatto in pochi giorni di emergenza. Nessun operatore privato ha offerto sin dalle prime ore dell’emergenza ed offre oggi servizi verso la capitale agli abruzzesi che vivono di pendolarismo, nessun operatore nemmeno la mitica Sangritana, costola pubblica, indicata quale risposta allo strapotere privato, ha potuto reggere la sfida. Oggi l’unica relazione rimasta verso la Capitale è svolta dall’azienda regionale pubblica TUA, rileva ancora Fontana.
Relazione minima, visti i tempi, che non ha ancora immaginato una fase due ma una relazione che continua a dimostrare che è il Pubblico a dover garantire i diritti costituzionali, siano essi la Sanità, la Scuola, il Lavoro o la Mobilità. Un’offerta che però oggi si dimostra insufficiente rispetto alle esigenze degli utenti, viste le misure di distanziamento da adottarsi, e che quindi costringe questi ultimi, loro malgrado, all’utilizzo del mezzo privato.
E così, nei fatti, tutta la teoria per la quale il decisore regionale ha affidato al mercato ciò che invece era ed è Servizio Essenziale, non essendovi collegamenti su ferro, oggi si smonta e lascia letteralmente a piedi i pendolari Teramani, Aquilani/Marsicani e della Valle Peligna. Una emergenza vera. Una condizione che rischia di aggravare lo spopolamento delle Aree Interne e di causare la perdita di lavoro.
Ora è il tempo di ripensare la geografia dei servizi essenziali.
E’ il tempo di dare corso agli impegni assunti nelle recenti mobilitazioni aquilane dei pendolari da parte degli esponenti delle istituzioni locali e regionali.
Ora la Regione Abruzzo deve assumere scelte coraggiose. Si torni a dare il ruolo che merita all’azienda regionale, si torni a garantire il diritto alla mobilità, si torni a contribuire ciò che i fatti-non le teorie-definiscono servizio essenziale.
I fatti sono le difficoltà non dovute a cui vengono sottoposti i pendolari, ossia chi si sposta non per diletto ma per necessità. I fatti sono la inadeguatezza di Sangritana, più populisticamente denominata Abruzzobus. Se esiste un’azienda pubblica quella deve garantire tutti. Nella nuova mobilità da disegnare per un prossimo imminente futuro, solo il pubblico, adeguatamente contribuito può garantire agli abruzzesi il diritto allo studio, al lavoro, alla salute mediante un esigibile diritto alla mobilità. Condizione minima per vincere la sfida della rinascita, conclude.