La fondazione Openpolis, in collaborazione con Report, ha ricostruito la gestione del potere, la catena di comando e le norme adottate per rispondere all’emergenza Covid-19. Dalla dichiarazione dello stato di emergenza, il 31 gennaio 2020, per la durata di sei mesi, la presidenza del Consiglio dei ministri ha sancito potere decisionale e di spesa nelle mani di pochi.
Nel Ministero della salute a guida Roberto Speranza, coordinatore di Articolo 1 dal 2017 al 2019, il 22 gennaio nasce la prima task force per coordinare e le operazioni anti Covid-19.
Con lo stato di emergenza arriva il potere di ordinanza in deroga ad ogni norma ed il capo della protezione civile diventa il responsabile di tutti gli interventi necessari. Il capo è Angelo Borrelli e lo è dall’agosto 2017.
Borrelli nomina un Comitato tecnico scientifico il 3 febbraio che deciderà gli interventi e nello stesso decreto elenca tutte le leggi che possono essere derogate da lui e dai soggetti attuatori che ha successivamente nominato. Il primo, nominato il 7 febbraio, è il segretario generale del Ministero della Salute Giuseppe Ruocco. Ruocco da quel momento avrà potere di agire in deroga alla legge.
Con l’avanzare dell’epidemia, la gestione dell’emergenza viene decentrata alle Regioni, arrivano altri decreti, tutti diversi, non si capisce più qual è il modello corretto di gestione dell’emergenza, qual è proprio il modello e se c’è, ricostruisce Openpolis, un modello. Dopo 10 giorni di confusione, con il decreto del 4 marzo si tenta una definizione di catena di comando e controllo. Chi fa cosa a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale.
Intanto il 27 febbraio la Protezione civile affida la sorveglianza microbiologia del virus all’Istituto superiore di sanità, Iss, la sorveglianza epidemiologica del virus, all’Iss e la sorveglianza delle caratteristiche cliniche all’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.
Il virus continua ad avanzare e gli ospedali non riescono a reperire rapidamente mascherine e respiratori e così il 2 marzo, un decreto della Protezione civile nomina Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Consip, soggetto attuatore. Proprio quello che dovrebbe essere il principio regolatore e di controllo della pubblica spesa di Consip viene abbattuto con la deroga ed un’apposita contabilità speciale per spendere. Contabilità speciale, che poi, a noi terremotati, ricorda molte, troppe, pieghe oscure e mai conosciute.
Con il Cura Italia del 17 marzo, oltre a stabilire l’incremento dei posti letto in terapia intensiva, pneumologia e malattie infettive nelle Regioni, viene nominato Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, commissario straordinario per gestire la riconversione del sistema industriale italiano. E’ autorizzato a erogare finanziamenti mediante contributi a fondo perduto o in conto gestione, nonché finanziamenti agevolati alle imprese che producono dispositivi di protezione individuale e medicali, per assicurarne l’adeguata fornitura nel periodo di emergenza del Covid-19.
L’11 marzo scorso il primo scostamento di bilancio, altro indebitamento su quello storico, in accordo con l’Ue, per 25 miliardi di euro, consideriamo che la manovra economica 2019 è di 32 miliardi di euro. Approvazione unanime del Parlamento, zero dibattito.
Ed ancora centinaia di miliardi a debito, da prestare a cittadini e lavoratori. Chi e come pagherà questo debito?
Cifre che aumentano a dismisura tanti attori in campo a fare atti su atti e lo scontro Stato/Regioni che rimetterà in discussione la sanità e l’equilibrio tra sanità pubbliche e cliniche private.
Coinvolti in questa fase, oltre al Governo, in particolar modo Presidenza del Consiglio e Protezione civile, altre sette entità: tre ministeri (Salute, Trasporti ed Economia), l’Istituto superiore di sanità, il Centro nazionale trapianti, il commissario Arcuri e il Parlamento. E comunque principalmente una triade: Ministero della Salute, Protezione civile e Governo con la Presidenza del Consiglio.
Ad oggi 151 atti emanati per affrontare l’emergenza Coronavirus, tra decreti legge, decreti ministeriali, ordinanze e altro. 61 atti il Ministero della salute, 50 la Protezione civile, 16 la Presidenza del Consiglio dei ministri, 9 Iss, 9 il Governo. Poca roba altri attori, uno il Parlamento.
Non c’è dibattito, le decisioni incidono sulle nostre libertà ma non c’è controllo né del Parlamento né del capo dello Stato. La prima informativa di Conte al Parlamento è del 25 marzo scorso, a 54 giorni dalla dichiarazione dello stato d’emergenza, aggiunge Openpolis.
Intanto si sta concretizzando il controllo digitale dei nostri spostamenti e dei contatti tra le persone per monitorare l’andamento dei contagi. La Fondazione Openpolis ha chiesto ad Arcuri, Borrelli e Cannarsa di rendere pubblici i contratti stipulati per far fronte all’emergenza Covid-19. Perché è importante conoscere come si spendono i soldi nell’emergenza, scrive. La trasparenza non è un ostacolo, ma presupposto di buona amministrazione.
E chi sa, se risponderanno mai.