Sessanta pagine. In sessanta pagine dovremo convincere il Mibact che L’Aquila può diventare Capitale italiana della Cultura 2021. Ne è certo Pier Luigi Sacco, che ha curato i contenuti del dossier, dopo Siena e Matera, ha peraltro contribuito alla nuova Agenda europea della cultura e tra poco sarà direttore del Centro Ocse di Venezia sempre per la cultura, Sacco, in video conferenza con il Consiglio comunale dedicato, nel pomeriggio di oggi, è aperto ad ogni contributo. Due mesi erano troppo pochi per coinvolgere il territorio, se passassimo la prima scrematura, se fossimo tra le dieci città finaliste e se a giugno diventassimo la città prescelta, ci sarà tutto il tempo per arricchire il percorso. Più di 70 le proposte di privati. Il dossier dovrà essere consegnato lunedì, la carica durerà un anno ed avrà risorse pubbliche per un milione di euro. Parma, è la capitale 2020.
Il logo di Maicol & Mirco (nella foto) è un doppio segnale. La crepa nel nostro patrimonio, cioè sulla basilica di Collemaggio, ma anche un segno che lasciamo e non vogliamo rimuovere, il segno della nostra capacità di incidere nel contemporaneo e diventarne protagonisti, ha spiegato Sacco.
Il destino di una comunità che esce fuori dai confini della città, per il sindaco Biondi, forte del sostegno della città di Pescara e dei 56 sindaci del cratere, presenti in Aula con le loro rappresentanze e con loro, mondi dell’imprenditoria territoriale, dell’ateneo e del GSSI. Si può vincere e si può perdere, ha aggiunto, dovremo recuperare lo spirito della città e del suo recente passato, di visionari come Fabiani e Centofanti e delle avanguardie del dopoguerra con la sperimentazione nell’arte, recuperiamo coraggio, ha detto il sindaco.
E Sacco ci ha teso una mano.
Ha citato l’Ars Electronica di Linz, si potrebbe creare uno spazio simile anche qui, ed un nuovo modello di sviluppo basato sulla conoscenza, per riannodare il sociale, diventare un punto di riferimento europeo per i post catastrofe e un modello scalabile dalle aree interne italiane ed europee. E poi le tre dimensioni dell’Agenda europea della cultura: benessere e salute, coesione sociale e innovazione.
Non una collezione di eventi culturali ma un quadro logico che guarda oltre il 2021, ha precisato Sacco, grandi stakeholder internazionali vogliono lavorare con noi in un ciclo di sviluppo che partirà dal 2021. Internazionalizzazione, arte e scienza, ricerca e cultura, musica classica e innovazione, teatro e industria, serve però l’affrancamento dalla palude del ciò che è stato e la libertà del territorio ad esplorare nuove vie. L’integrazione con la ricerca, l’innovazione e l’industria con la cultura, il tessuto produttivo e commerciale con l’arte, le professioni con i mondi religiosi ed il patrimonio per generare nuove imprenditorie sul territorio. Ed è proprio su questi innesti indispensabili che la sfida si fa difficile ed è tutta in salita.
Il dossier cita metaforicamente l’antica arte del kintsugi. Una pratica del Giappone per rimettere insieme i cocci delle stoviglie rotte con l’oro e l’argento, ha spiegato Sacco, nel continuo ciclo di distruzione e ricostruzione dove la cultura è la realtà preziosa che rimette insieme i cocci, non di quello che è stato, ma come trasfigurazione estetica per una nuova base di rinascita.
Non di quello che è stato ma come trasfigurazione estetica… Un’impresa molto molto complessa.