La Regione ha avviato la procedura per ridefinire i confini dei SIC, Siti d’Interesse Comunitario e delle Zone di Protezione Speciale, ZPS, oggi estesi sul Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e comprendenti zone antropizzate.
Il 28 gennaio scorso il vice presidente della Regione Abruzzo, con delega all’Ambiente Parchi e Riserve, Emanuele Imprudente, ha chiesto espressamente al ministro Sergio Costa, un incontro tecnico operativo nelle prossime settimane per fare il punto.
Sul Gran Sasso si ha una percezione molto molto negativa, ha riferito Imprudente in Consiglio, e la rotta va cambiata.
Ha quindi iniziato un percorso su input degli Usi civici di Assergi, che ai primi di settembre 2018 hanno chiesto alla Regione la ridefinizione, anche in autotutela amministrativa, dei confini SIC e ZPS, per il mancato assolvimento degli oneri di pubblicità e di concertazione previsti dalla legge, nel definirli nel 2005.
Risulta infatti agli atti una nota regionale di cui non c’è traccia, prot. n.14326 del 26 ottobre 2004, con la quale si comunicava al Ministero che sarebbe iniziata la fase concertativa, e che nonostante sul Bura non fosse stata pubblicata la proposta per istituire i Siti di Importanza Comunitaria e le ZPS, avrebbero comunque provveduto a fare seminari e conferenze.
Sulla base di questa nota, sparita da ogni archivio regionale, il Ministero dell’Ambiente, sulla Gazzetta ufficiale n.168 del 21 luglio 2005, pubblicò il decreto con cui istituiva la ZPS Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, evidentemente viziata dalla nascita.
La Regione, con il dipartimento Agricoltura, ha dato seguito alla richiesta dell’Asbuc di Assergi e l’11 novembre 2019 ha istituito uno specifico tavolo di confronto al quale hanno manifestato interesse a partecipare gli Usi civici di Arischia, Camarda, Collebrincioni e Aragno. Peraltro nel mese di dicembre, Comuni del teramano come Crognaleto, Valle Castellana e Pietracamela come pure gli Usi civici di Isola del Gran Sasso, le amministrazioni separate di Macchia Da Sole, Macchia da Borea, Piana Maggiore e Rocca Santa Maria, hanno confermato che non hanno avuto alcuna evidenza pubblica ufficiale o pubblicità dell’istituzione di tali Zone Speciali, ed hanno chiesto a loro volta, in autotutela, di rivedere i confini estesi nel territorio del Parco e comprendenti zone antropizzate.
La Regione ha peraltro agli atti anche la delibera di Giunta comunale n.374 del 2018 con cui il capoluogo di Regione accolse le due petizioni promosse dall’associazione Progetto Montagna/Save Gran Sasso con le oltre 11mila firme di cittadini per rivedere tali confini.
Imprudente ha quindi avviato il percorso di revisione che non vuol dire fare grattacieli nel Parco, ma sicuramente capire come mai è sottoposto a vincolo totale il 37% del territorio a fronte del 19% di copertura delle altre Regioni e con quale criterio è stato perimetrato. Mentre il Gran Sasso è al contrario abbandonato a se stesso e all’incuria generale ed è sotto gli occhi di tutti.