Passando per Via XX Settembre ogni giorno, si capisce fino a che punto L’Aquila sia ancora ferma a quella notte. Molto più del centro storico dove qualcosa comincia a muoversi, molto più di tanti vicoli e cortili storici abbandonati, qualche impresa è pur passata da quelle parti per la messa in sicurezza o per un sopralluogo recente, anche fosse solo per muovere una pietra, qualche movimento dopo la terribile notte di quasi sei anni fa c’è stato e si vede. Via XX Settembre è rimasta così, piena di morte, di angoscia, di paralisi, quella stessa che proviamo ogni giorno a vedere che continua a non muoversi nulla, nella vecchia Casa Dello Studente, nelle palazzine di fronte, in quelle a salire, a scendere, nelle vie interne. In quelle fondamenta distrutte nascono piante. E’ tutto fermo per i sequestri giudiziari, paralizzato da una città che ancora non sceglie cosa far rinascere in quel luogo di dolore, in cui ancora si dibatte se farci un monumento o farlo nella piazzetta più su, verso la Villa comunale, cosa ricostruire, come farci tornare la vita. L’Aquila ha un profondo bisogno di vita, non sarà più quella di prima, sarà una nuova ma se non ci muoviamo rischiamo la fine, una brutta fine che quei ragazzi le cui foto ricordano a tutti, ogni giorno, la loro gioventù stroncata, non avrebbero mai voluto. Continuare a vedere fiori appassiti sulle recinzioni arancioni della magistratura, orsacchiotti distrutti e foto di bimbi sorridenti nel 2009, che oggi avrebbero avuto dieci dodici anni fa male all’anima e non aiuta a ricominciare. Quei crateri di morte e dolore su via XX Settembre hanno urgenza di rinascere. Si può discutere anche di non ricostruire affatto, di fare tutto verde, di intitolare piazzette e farne di nuove, creare luoghi d’aggregazione e di cultura, possiamo fare di tutto ma è ora di farlo. Bisogna fare. Personalmente, non credo riuscirò a sopportare ancora feste natalizie con un albero e lucine accese nella voragine di quella che era la Casa dello Studente, tra ferri vecchi, ruggine, abbandono, cementi dimenticati e morte. Non è possibile, non è un rito che può aiutare una comunità a reggere oltre e a spingerla a reagire, parliamo di proposte e realizziamole subito.