Gloriano Lanciotti, presidente della Camera di Commercio di Teramo, affonda il colpo su L’Aquila. Vuole sapere come stanno i conti, quali sono le difficoltà gestionali e amministrative, quanto personale in più arriverà. Lanciotti non è solo, ha un territorio che lo sostiene, lo sostiene l’intera Giunta camerale, perché l’ente funziona, e prima di avallare la fusione con la Camera di Commercio dell’Aquila, presieduta da Lorenzo Santilli, sulla quale si stanno spargendo strane voci sulla tenuta di bilancio, vuole capirne di più.
D’altra parte Santilli è rimasto solo, a parte gli amici storici di Confcommercio non può più contare su nessuno. Abbandonato nella recente conferenza stampa da Confindustria, Cna, e Confesercenti, non c’era la sua giunta, cerca di resistere nel fortino aspettando che passi ‘a nuttata, ma sta rischiando uno tsunami.
Alla luce delle dichiarazioni di Lanciotti, mi dice l’ex vice presidente della Camerca di Commercio Agostino Del Re, oggi direttore Cna, chiederemo un confronto immediato con le altre associazioni di categoria per capire come stanno le cose, il malcontento è talmente evidente che non si può fare finta di niente.
Lanciotti ha il sostegno di tutta la componente camerale, invece Santilli non rappresenta più nessuno, la sensazione è che voglia accelerare i tempi della fusione, così che non si faccia caso al terremoto che vive da molti mesi l’ente camerale della provincia aquilana.
Teramo riferisce di problemi di bilancio, mi dice ancora Del Re, quindi oltre al passaggio non lineare del Cresa nell’Agenzia di sviluppo, ma senza alcuna potenzialità, bisognerà chiarire se c’è dell’altro.
E in effetti ne va del futuro del territorio, della ripresa economica mai traghettata dalla Camera di Commercio nel post sisma e della fiducia delle imprese, oltre che dei dipendenti.
Erano pronti a tornare in centro storico, aggiunge, ma non è stato fatto neanche un piano di recupero, solo la delocalizzazione delle sedi storiche. Sarebbero stati 40 dipendenti a lavorare in centro, la Camera di Commercio si è notata in questi anni più per la sua assenza che per altro, prosegue l’ex vice presidente, la provincia ed il cratere aspettavano un segnale ma non è arrivata una sola risposta neanche sulle tasse ed ora paghiamo il fatto che Teramo vuole fare un passo indietro, se ci sono problemi di bilancio e di gestione, deve uscire fuori tutto quanto è utile a non screditare la Camera di Commercio aquilana. Non si possono danneggiare le imprese ed il loro interesse allo sviluppo.
Tanti sono i nodi. Dalle difficoltà a mettere a profitto il Cresa, al recupero del notevole patrimonio camerale fino alla gestione finanziaria anche dei 900mila euro da spendere per la ripresa post sisma. Che fine hanno fatto?
Avevamo proposto un progetto forte per l’intero territorio, ricorda oggi Del Re, ma Santilli ha scelto di dare 300mila euro per i cunicoli di Claudio, altri 300mila euro per l’anno ovidiano a Sulmona e gli ultimi 300mila euro per un Convention bureau, per coordinare le iniziative, ma di cui non si è saputo più nulla.
A questo punto Santilli deve una risposta anche alla città viste le dichiarazioni del collega teramano che nessuno ha smentito, all’Aquila è rimasto solo, completamente solo, l’unica strada percorribile è mostrare i conti, i bilanci ed ogni dettaglio della sua decennale gestione così da mettere a tacere queste strane voci. Se strane fossero davvero.
E’ urgente un segnale chiaro, conclude Del Re, ed una riunione immediata con tutte le categorie per fare il punto sull’ente camerale. Un invito già fatto in realtà, per mettere tutte le carte in tavola, ma pare che Santilli non abbia risposto nulla.