E mentre Il Passo Possibile cresce e si struttura, il Pd pare regredire. Completamente assente dalle dinamiche elettorali delle prossime tornate, Chieti o Avezzano, come pure sulla crisi a Sulmona, tra le campagne acquisti e le dialettiche appassionate, Lega/FdI, manca completamente il centro sinistra ed il Pd.
Le cronache non narrano neanche di quattro amici al bar, neanche un gruppetto al paese, di certo tantissimi gruppetti, ciascuno composto da due membri al massimo, e ognuno, nel gruppetto, con la sua politica. Siamo al capolinea.
Quel partito importante che aveva la sua sede storica in via Paganica non esiste più, non si respira più, non c’è, e nessuno ha il coraggio di ammettere che la crisi è profonda. A Teramo è stato commissariato, ne traghetta le sorti Pietro Di Stefano, pare stia cercando di rimettere in sesto le cose e pare che tutte le riunioni di partito siano molto molto partecipate, segno che quella parte d’elettorato ha bisogno di aria nuova. Che aria si respira qui da noi?
Assente dalle strategie regionali, in città perisce tra veleni e rese dei conti ancora più drammatiche dopo l’abbandono di Americo Di Benedetto, che portò con sé alcuni eletti lasciando il gruppo, in Consiglio comunale, con due soli consiglieri. Peraltro nella segretaria, per metà composta da suoi fiduciari, oggi non si capisce più chi ci sia, si parla poco, ci si riunisce meno, non ci si confronta affatto. E con una segreteria da rinnovare per cui nessuno vuole fare nomi, segno che dibattito ancora non c’è e se ci fosse non si sta facendo alla luce del sole, ma a suon di posizioni, di rendite, di assicurazioni e di strategie nient’affatto condivise.
Certo è che se Di Benedetto è riuscito a piazzare i suoi agli usi civici, il Pd non se n’è proprio preoccupato e non è forse da lì che nasce una nuova guardia, che cresce un partito, che si ampliano le posizioni, i ruoli? No, non si capisce proprio cosa stia accadendo dentro il partito relativamente più importante di un’ipotetica coalizione di centro sinistra. S’è sbriciolato. E mentre continua a sbriciolarsi, per cui a breve dovremmo scindere l’atomo, crescono le scatole vuote cui aggrapparsi per dimostrare al mondo che in fondo un progetto c’è. Scatole costruite con Cialente sindaco, anche lui fuoruscito, come Progetto L’Aquila, è stata poi la volta di Agenda città, c’era ancora Pierpaolo Pietrucci al Consiglio regionale, con cui avrebbero dovuto calendarizzare incontri con la società civile, per finire con la recentissima Costituente L’Aquila, l’ultima, dal nome molto ambizioso che pure non attira nemmeno la curiosità dei reduci. Il Pd sta facendo una fine incredibilmente brutta in questa città, non ci viene in mente neanche un giovane democratico appassionato che frequenti e abbia voglia di fare politica e di costruire. E’ il deserto dei tartari, un deserto dove Americo Di Benedetto sta facendosi largo con successo con buona pace di chi, isolato e solo, continua parlare di progetti senza riuscire ad attrarre neanche il vicino di casa.