Per la ricostruzione delle frazioni si torna al Piano regolatore del 1975. Articolo 46 delle Norme Tecniche d’Attuazione. Articolo che ha il parere favorevole della Sovrintendenza. Per Daniele Ferella, assessore alla Pianificazione del Comune dell’Aquila, la Sovrintendenza fa politica, così interpreta il ricorso vinto al Tar che, di fatto, bloccherà tutte le pratiche in esame.
Non possono permettersi di attendere la discussione nel merito a novembre, quindi ritirano in autotutela la variante approvata l’11 aprile scorso, così come la delibera 109 del 2016 della precedente amministrazione.
L’iter partecipativo non può ricominciare da capo.
Passerebbero anni ed il territorio non se lo può permettere.
Dunque il Consiglio comunale, l’assessore spera di calendarizzare la proposta entro il mese di agosto, voterà in autotutela il ritiro di entrambi gli atti.
Ferella, nel corso della conferenza stampa di questa mattina, ci è andato giù pesantissimo, la decisione del Tar di sospendere gli effetti della delibera fino a novembre, ha avuto l’effetto di bloccare la ricostruzione e la possibilità del rientro delle attività commerciali e artigianali nei centri storici delle frazioni. La Soprintendenza e le associazioni, che auspicano la partecipazione e parlano però per mezzo di diffide, stanno uccidendo le frazioni, ha detto.
Avrebbero puntato ad una ricostruzione nella massima sicurezza, avrebbero insistito negli interni delle abitazioni, piuttosto che all’esterno dove distanze minime e cubature non sarebbero state minimamente intaccate. E in più, sarebbe stato garantito anche ai residenti delle frazioni, quel quantum aggiuntivo per il vincolo paesaggistico. Passaggio che ha portato nell’intero centro storico dell’Aquila oltre 2mila euro a mq. di indennizzo, lasciando invece le frazioni a poco più di mille euro anche nei centri storici.
Una disparità di trattamento inaccettabile, per l’assessore.
E la contraddizione per Ferella è anche questa, si combatte per il vincolo senza tuttavia riconoscere un indennizzo adeguato. Il risanamento conservativo che la Soprintendenza vorrebbe imporre, porta ad un accollo medio per i proprietari di 35, 40 mila euro ad edificio per garantire una sicurezza antisismica almeno del 60%. Non capisco il motivo per cui non si possa puntare a maggiori criteri di sicurezza, restituendo un valore economico più alto al costruito e al territorio.
Si ricomincia quindi, non da capo, ma con una corsa contro il tempo che di certo non ci restituirà una città più bella. Abbiamo perso l’occasione di riqualificare i nostri borghi perché le regole urbanistiche che imponessero alcuni criteri, nei dieci anni passati, non le abbiamo volute cambiare. Ieri, la posa della prima pietra per Tempera. E’ l’unica frazione dove la riqualificazione urbana sarà una sola, e non casa per casa lasciando comunque al privato ogni libertà in fogge e stili. Vedremo il risultato.