La street art che vediamo in questi giorni all’Aquila, organizzata grazie all’impegno del 3 e 32 con l’Ordine degli architetti ed il contributo di tanti artisti, arriva all’anima della città depressa ed isolata, per offrire quella spinta ormai perduta in questi anni di brutture, scempi, affari, scandali ed arresti. Dal Progetto case a Bazzano, al sottopassaggio della Fontana Luminosa ed ancora vita sui muri abbandonati della città, e lungo lo Stadio nel fine settimana, per coinvolgere la creatività locale quindi iniziative e musica fino al 12 ottobre, per guardarci in faccia e ricordarci che non siamo ancora morti. Ed anzi che vogliamo far rivivere scorci, palazzine e periferie dell’emergenza nate come quartieri dormitorio. Quest’arte ci farà bene, ci farà meglio perché è per le strade, tra la distruzione e la mancata ricostruzione pronta a dare una mano, a condividere il dolore con la passione. E ne abbiamo sentita molta a via delle Bone Novelle, nell’opera di Zed1 sulle mura di una palazzina dove a colpire è la cura, e il cuore, che evidentemente ci ha messo l’artista: come non percepirlo? C’è qualcosa in quel lavoro, in quella rappresentazione del crollo, che supera la semplice arte urbana e la visione tipica che quel tipo di comunicazione offre, con un filo conduttore certo, quale segno di riconoscimento. Va oltre il disagio urbano, per mostrare la poesia che dovrebbe esserci in questa rinascita, in un’aquila a pezzi, ma che vorrebbe volare nel sogno, un sogno favolistico verso cose belle e straordinarie. Un bel sentire, davvero, una bella boccata d’aria fresca dal Re Acto Fest, fino al 12 ottobre, per reagire e non subire più. Grazie a Zed1, ma anche a tutti gli artisti, che con lui, gli organizzatori e sotto il patrocinio dell’Ordine degli Architetti hanno voluto scegliere L’Aquila. Troppo spesso, pianeta a sé. Per non dimenticare che abbiamo bisogno di cose belle, più belle di prima verso una nuova rotta che spinga gli amministratori a riqualificare davvero la città con i fatti.