Le commissioni consiliari del Comune dell’Aquila sono luoghi di confronto democratico utili anche a costruire proposte per la città, dopo aver sentito la città, ma a due anni dall’insediamento di quest’assise il lavoro svolto non pare ‘sto granché.
Stamattina una commissione di garanzia e controllo di routine, piatta come una tavola, senza tonicità, grigia e da dimenticare.
Un paio di rotonde da intitolare, ludopatia da regolamentare da almeno un anno e mezzo, una commissione sociale che non si riunisce sempre da un anno e mezzo e si è riunita una sola volta in tutto e di fatto un’oretta di lavori del tutto irrilevanti alle esigenze di una città che avrebbe bisogno di passioni, di temi alti, di confronti e di dibattiti.
Abbiamo da poco un nuovo presidente della commissione territorio, che sostituirà lo smalto di Raffaele Daniele, che fin dalla gestione della commissione di garanzia nella scorsa consiliatura, riuscì a sviscerare temi, ed invitare personaggi, a far parlare pezzi dello Stato, a ragionare su una città che vuole contare e ne avrebbe tutti i diritti, ma non sa che pesci prendere a cominciare da un Consiglio comunale sbilenco e che studia poco.
C’era De Matteis, che di solito ‘nzeppa, che niente, non ha detto una parola e a fine seduta se n’è andato come tutti gli altri colleghi tra gli auguri di rito ed arrivederci e grazie.
L’Aquila ha bisogno di sociale, di Regolamenti, di spunti, di progetti europei, di risorse certe, di territorio, di centri storici e di cultura, di sollecitare la ricostruzione pubblica, i cui soggetti attuatori, quando non è il Comune, ma parti dello Stato come il Provveditorato ai Lavori pubblici o il Segretariato per il Mibac, non sanno neanche che esistiamo e intanto il tempo passa, passano i mesi e passano gli anni e senza avere capacità di spesa, quel famoso tiraggio che dovemmo imparare sulla nostra pelle sulla ricostruzione privata, per poter ambire ad avere risorse certe e costanti, ci spazzerà via.
Un Consiglio composto da tanti eletti alla prima esperienza senza entusiasmo, senza voglia di proporre senza urgenza di incidere su determinati procedimenti aspettando gli atti di routine, magari prodotti dalla Giunta, passa oggi che viene domani senza avere capacità di stimolo.
Continuando così, altri tre anni così, quella svolta del decennale necessaria ad una nuova fase di rinascita ce la scordiamo proprio.